U.A.P. Uniti per Unire – Grande adesione alla manifestazione da parte di tutto l’organico medico e di tutte le associazioni di categoria rappresentative di oltre 27mila realtà sanitarie nazionali
Alla manifestazione presenti oltre 1000 rappresentanti nazionali Tutela della sanità pubblica e privata
L’U.A.P. – Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità Privata,
per la manifestazione che oggi ha visto unite le maggiori associazioni di categoria degli ambulatori,
poliambulatori e ospedalità privata, rappresentative di oltre 27.000 realtà sanitarie sul territorio:
- FederAnisap,
- A.I.S.I.,
- Confapi,
- Unindustria,
- AIOP,
- ARIS,
- Fenaspat,
- FederBiologi,
- Anmed,
- FederLazio,
- Confcommercio,
- A.N.D.I.A.R.,
- Consorzio Universitario Humanitas,
- Confederazione Sindacati Accreditati (CSA),
- SBV – Sindacato Branca a Visita,
- Sindacato Nazionale Area Radiologica,
- FNOMCEO,
- Cimest,
- OMCEO,
- ANSOC,
- Movimento Uniti per Unire,
- Associazione Gruppo Biologi,
- Fondazione Longevitas,
- AMSI – Associazione Medici di Origine Straniera,
- UMEM – Unione Medica Mediterranea,
- ANAAO – Assomed,
- Eurocomunicazione,
- La voce del Parlamento,
- Confesercenti Roma e Lazio,
- Galeno – Fondo Sanitario Integrativo per i Medici,
- My Assistance,
- UGL Salute,
- Conf.A.E.L.,
- WEBTV Scuola Unione per l’Italia,
- A.F.O.R.P.,
- Istituto Diagnostico Varelli,
- AISIC,
- Conflavoro,
- ANASTE.
Il Presidente dell’U.A.P., Dott.ssa Mariastella Giorlandino (ospite in diretta a TalkCity.it WebRadio) chiede al
Governo chiarezza sulle norme ed il rispetto della legalità delle procedure affinché sia tutelata la salute
degli italiani.
Le tariffe vigenti sono ferme dal 1991, sia per gli ospedali pubblici che per le strutture private accreditate,
che hanno gli stessi rimborsi dal SSN. Si chiede che i nomenclatori tariffari rimangano gli stessi e non
subiscano ribassi come deciso lo scorso anno, che prevedevano un taglio fino all’80% (entrata in vigore
rinviata al 1° gennaio 2025).
Inconcepibile decisione che avrebbe colpito gli ospedali pubblici delle regioni in piano di rientro, che sarebbero diventati irreversibilmente irrecuperabili e senza fondi per affrontare le spese.
U.A.P. chiede che venga mantenuto l’attuale nomenclatore tariffario e LEA con l’indicizzazione uguale
all’incremento annuale del fondo nazionale. I fondi sono sempre stati destinati da anni alle Regioni per la
salvaguardia dei nuovi LEA (che fine hanno fatto?).
Altro argomento affrontato durante la manifestazione riguarda le farmacie, che hanno subìto la parziale
sospensiva da parte del TAR Sicilia della delibera delle c.d. “farmacie dei servizi” del 2009, per le quali si
chiede un adeguamento alle normative nazionali e regionali in vigore per tutte le strutture sanitarie, che
subordinano l’esercizio delle attività sanitarie al rilascio di autorizzazioni regionali previa verifica del
rispetto degli oltre 420 requisiti professionali, tecnici ed organizzativi richiesti dal D.Lgs. n. 502/1992;
mentre attualmente le farmacie possiedono una mera autorizzazione comunale alla vendita di prodotti,
esercitando attività commerciali e non attività sanitarie.
Il medico fa la diagnosi, prescrive la cura, e il farmacista eroga il farmaco. Fra le due categorie non deve
esserci nessuna commistione, così impone il regio decreto del 1934.
Solo il medico, infatti, può garantire l’esecuzione di prestazioni appropriate applicando procedure a
norma, diagnosi certe e assumendosi responsabilità civili e penali in caso di errore diagnostico firmando il
relativo referto e, quindi, assumendosi la “paternità” dell’atto medico erogato. Per tali ragioni, il farmacista
non può sostituire il medico!
Tale richiesta, incisiva e forte, è a tutela della salute dei cittadini e per questo si richiede che le farmacie rispettino le norme di Legge, e ci risulta paradossale che nessun organo amministrativo si sia attivato con controlli adeguati.
Alquanto bizzarro, inoltre, è che negli ultimi tre anni siano stati destinati oltre 120 milioni di euro per progetti sperimentali per le farmacie per l’esecuzione di screening che non hanno nessun valore clinico diagnostico.
In sostanza, da una parte si offre denaro alle farmacie, dall’altra si taglia – in virtù di presunte
indisponibilità di fondi nella sanità – a danno degli ospedali pubblici e delle strutture sanitarie private, che
impediscono di mettere in atto progetti seri per l’abbattimento delle liste di attesa, obiettivo,
quest’ultimo, che può essere raggiunto solo tramite erogazione di servizi sanitari svolti in strutture
autorizzate con professionisti specializzati ed in attuazione di specifiche procedure previste a norma di
legge.
La domanda allora sorge spontanea: i fondi ci sono o non ci sono?
Da quanto ci risulta, la Ragioneria dello Stato da anni destina alle Regioni fondi per il nomenclatore e per i nuovi LEA.
Ed ancora, alla manifestazione si è affrontato il tema del Decreto Concorrenza, inapplicabile per le
strutture sanitarie, che sarebbe più corretto chiamare Decreto Trasparenza; se ne richiede la sospensiva
per tre anni per poi concordare e chiarire i punti di adeguamento migliorativi rivolti all’Europa.
Ci stupiamo che fino ad ora sembra che invece di voler proteggere le aziende nazionali si ceda a pressioni
di lobby e multinazionali estere.
Infine, l’U.A.P. chiede che tutte le strutture che non arrivano alle 200.000 prestazioni si possano aggregare in rete, considerando la stranezza che per le strutture sanitarie si chiede il rispetto di un budget regionale, mentre le farmacie non sono soggette ad alcun controllo dei soldi pubblici, né tantomeno al rispetto del
fabbisogno territoriale. Buona fede o malafede?
Tutte le associazioni presenti, unite, cercano risposte, chiarezza, trasparenza e il rispetto della legalità da parte delle autorità interposte rispetto ai sopra enunciati punti, anche a tutela della professione medica e contro le aggressioni di cui abbiamo registrato cronache drammatiche anche di recente.
A tal riguardo, è intervenuto il Dr. Anelli, Presidente FNOMCeO, per chiarire l’importanza della professione
medica, ribandendo la necessità che l’attività sanitaria venga svolta soltanto da un medico a tutela di
protocolli, all’interno di strutture pubbliche e private.
Adesione notevole anche delle componenti politiche invitate alla manifestazione.Per tali ragioni a gran voce, al termine della manifestazione al Teatro Brancaccio, tutta l’Italia
rappresentata dalle associazioni di categoria sopra evidenziate si è recata in Piazza dell’Esquilino e presso
il Ministero della Salute per far comprendere che l’intento è solo ed esclusivamente quello di garantire la
buona sanità, il rispetto delle norme e non favorire interessi di potere o di parte.
Comunicato stampa UAP