Quello di Camelia Ion è stato l’89esimo femminicidio avvenuto in Italia nel 2024. Il braccialetto elettronico, a volte, può essere inefficace
Il 41enne senza fissa dimora accusato dell’omicidio di Camelia Ion è stato trasferito al carcere di Borgata Aurelia di Civitavecchia. Un testimone ha aiutato gli inquirenti nel poter individuare il presunto assassino, il quale ha negato di aver commesso l’omicidio.
Si tratta dell’ex compagno della donna, con cui avrebbe avuto una violenta discussione all’interno di un edificio nei pressi del parcheggio gratuito della stazione.
Il 19 ottobre del 2024, quindi, è andato in scena l’ultimo episodio, in ordine temporale, di femminicidio compiuto in Italia (Femminicidioitalia.info).
Il 2023 si era chiuso con 120 donne uccise nel nostro Paese, di cui la metà dal compagno o dall’ex, ma c’è da segnalare una diminuzione in confronto al periodo 2020 e 2023 dei casi avvenuti in ambito familiare/affettivo (Fonte: Ansa.it).
Tale diminuzione, però, non deve indurre nessuno ad abbassare la guardia, anche perché stanno aumentando i numeri di violenze sessuali in Italia.
Talvolta, il braccialetto elettronico imposto agli ex o ai compagni non è stato molto efficace e anche per questo motivo molti media lo stanno ponendo sotto osservazione.
Anche l’uomo accusato dell’omicidio di Camelia Ion ne portava uno con l’obbligo di divieto di avvicinamento a lei. La donna, però, non avendo il cellulare con sé non è riuscita a dare l’allarme.
Ancora un femminicidio in Italia, capire il malintenzionato e agire sul problema
Sono diversi i quotidiani che stanno puntando la lente d’ingrandimento sul braccialetto elettronico. Il Fatto Quotidiano afferma che non funziona, mentre la Repubblica dice chiaramente che questo metodo di prevenzione è stato un flop.
Mentre si disquisisce in merito al tema dei femminicidi, molti uomini continuano ad avere atteggiamenti che possono essere dei segni di allarme. Per una donna è necessario comprenderli in tempo, così da potersi mettere in sicurezza al più presto.
In passato, in maniera troppo frettolosa e sbagliata, si pensava che i femminicidi potessero provenire da attimi di raptus. Secondo il sito Stateofmind.it, invece, “la diagnostica psichiatrica afferma che si tratta di disturbo paranoideo” e induce diversi uomini a uccidere.
La persona paranoica pensa di continuo che le intenzioni del prossimo siano malevole. Inoltre, si vede spesso come vittima di persecuzioni, macchinazioni e fregature.
Tali soggetti tendono a isolarsi cupamente e a voler avere sempre ragione. Difficilmente riescono a comprendere il punto di vista degli altri e sono frequentemente sulle difensive.
Infine, chiedono massima fedeltà, sono gelosi su tutto e, talvolta, tendono a divenire insultanti e violenti. Nel caso in cui una donna abbia a che fare con loro ed è stata perseguitata telefonicamente, o sotto casa o con messaggi ossessivi, allora è necessario muoversi con la rete famigliare e con i centri anti-violenza.
La scrittrice, saggista e giornalista di Corriere.it, Dacia Maraini, vede il problema femminicidi, invece, sotto un altro punto di vista. Secondo lei, nel mondo patriarcale è cresciuta una voglia di riportare l’ordine nelle famiglie, con rabbia vendicativa, punendo e colpendo le donne che vogliono maggiori libertà e autonomie.
La discussione è molto ampia e il problema può essere arginato in molti modi. Sarà necessario, però, “agire sulla cultura, sulle disparità di genere, sulle abitudini identitarie e sulla misoginia linguistica”, afferma Dacia Maraini.
Ovviamente, non sarà affatto semplice ma, certamente, andranno sperimentate nuove attività per arginare il problema. Magari, trovando alternative anche al braccialetto elettronico, risultato spesso inefficace.
Michelangelo Loriga