Il 31 Gennaio si è celebrata la memoria di San Giovanni Bosco, il “Santo dei Giovani”. Il filo sottile tra parlare degli adolescenti e parlare con gli adolescenti.

Nei giorni che hanno  preceduto la festa di San Giovanni Bosco, nella romana “Parrocchia San Giovanni Bosco” a lui dedicata si sono svolti incontri spirituali e formativi che hanno coinvolto la comunità. Il 31 Gennaio 1988 Papa Giovanni Paolo II ha definito San Giovanni Bosco “Padre e maestro della gioventù”.

Al di là del credo religioso, Don Bosco ha costituito un autorevole riferimento educativo e pedagogico. I contenuti dei suoi insegnamenti sono preziosi e attuali; in un momento storico e sociale di forte criticità, che ha colpito duramente il mondo degli adolescenti.

Il metodo educativo di Don Bosco, fondato sul “sistema preventivo”; contempla il valore imprescindibile della relazione e la fiducia nella presenza di risorse in ogni giovane, anche nei più fragili, nonché l’importanza di sentirsi amati.

Chi parla oggi con gli adolescenti?

Si parla molto degli adolescenti; dell’importanza della prevenzione; del grido di aiuto che in tempo pandemico stanno esprimendo; ma è importante chiedersi: chi parla con gli adolescenti?

Uno dei sintomi più diffusi nei giorni odierni del malessere psicologico degli adolescenti è il ritiro sociale: giornate trascorse chiusi nelle proprie camerette; immersi nella realtà virtuale.

Lo schermo diventa una piattaforma sostitutiva della vita reale, le connessioni sostituiscono gli incontri.

Le misure necessarie per il contrasto della diffusione dei contagi hanno colluso con la centralità del mondo virtuale.

Chiaramente, non è la pandemia con le sue implicazioni il fattore causa delle difficoltà relazionali, ma può aver contribuito, in un’ottica multifattoriale e circolare, ad aver amplificato e fatto emergere precedenti difficoltà sommerse.

Sovente gli adulti corrono il rischio di osservare  la realtà adolescenziale con una lettera ipercritica e svalutante, o al contrario iperprotettiva.

Dott.ssa Giulia Gregorini

Gli adolescenti vengono percepiti o come scansa fatiche, irresponsabili, senza valori o come estremamente fragili, promuovendo de– responsabilizzazione e infantilizzazione.

Entrambe le lenti rischiano di allontanare dalla comprensione.

È prioritaria la necessità di acquisire una visione integrata e complessiva  che consideri il comportamento degli adolescenti in connessione con quello degli adulti.

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“Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati (Don Bosco)”.

Nell’affrontare i compiti evoluti, la realizzazione dei propri obiettivi di crescita, per un adolescente sono fondamentali l’Autostima e l’Autoefficacia; la fiducia nelle proprie capacità e nella possibilità  di esercitare un controllo sugli eventi, acquisendo un ruolo attivo nel personale cammino di vita.

L’Autostima e l’Autoefficacia si generano dall’amore di sè, che riflette l’esperienza di essersi sentiti amati incondizionatamente.

Se un bambino si percepisce amato svilupperà una percezione di sé come persona amabile, maturando un sano amor proprio e il rispetto per l’Altro. Al contrario, un figlio che non si è sentito degno di amore sperimenterà una profonda disistima di sé e non si sentirà meritevole di amore; attuando inconsciamente comportamenti che gli confermeranno la percezione svalutante di sé e dell’esterno.

Per trasmettere amore è importante avere fiducia nel  bambino e nell’adolescente.

La promozione della salute mentale in età evolutiva richiede sinergia tra le agenzie educative, tra famiglia, scuola, servizi di cura, e società.

Forniremo alcuni input di riflessione che trasversalmente possano promuovere consapevolezza nei genitori e negli educatori, orientandoli nell’esperienza:
  •  Il senso di appartenenza alla propria famiglia è fondamentale per compiere i movimenti di autonomia e sviluppare nuove appartenenze.
  • Uno sguardo alle fragilità e uno alle risorse, compresenti in ognuno.
  • Porre limiti chiari con autorevolezza: permette agli adolescenti di interiorizzare il limite e di sentire che l’adulto è presente nella relazione.
  • Promuovere ruoli chiari: il genitore non è un amico; il docente non è un surrogato genitoriale!
  • Gli spazi personali degli adolescenti sono importanti: attenzione a non invaderli!
  • Sostenere il conflitto e la sfida, fisiologici e necessari in adolescenza.
  • Responsabilizzare e non colpevolizzare.
  • Parlare con i giovani, sospendendo il giudizio e trasmettendogli fiducia nelle loro capacità e nel futuro, nonostante il senso di precarietà diffuso.
  • Se il disagio adolescenziale è intenso, pervasivo e continuativo chiedere un aiuto specialistico: l’intervento precoce previene molti rischi.

Dott.ssa Giulia Gregorini

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