Nella puntata del 27 novembre di “Ogni giorno è una storia” su Talk City Web Radio, il tema della manipolazione affettiva è stato portato dentro il luogo dove fa più male: i bambini.
Grazie alll’avvocato Maria Luisa Missiaggia, gia’ nostra ospite in trasmissione, AMPabbiamo guardato la manipolazione non come parola da social, ma come fatto concreto che, nelle separazioni conflittuali, può diventare una strategia.
Quando un genitore usa il figlio come leva, non lo fa sempre per cattiveria “da film”. Spesso lo fa per vincere una guerra privata: ottenere l’affidamento prevalente, la casa coniugale, un mantenimento più alto, un vantaggio processuale.
Ma il prezzo lo paga il minore, ed è un prezzo altissimo.
Si è sottolineato che la manipolazione affettiva sui minori può lasciare ferite profonde che, in età adulta, diventano terreno di gravi conseguenze psicologiche e vere patologie.
Missiaggia ha spiegato che la prima trappola è la normalizzazione. Il figlio viene “suggerito”, lentamente orientato a rifiutare l’altro genitore. Non con ordini espliciti, quasi mai. Piuttosto attraverso frasi che sembrano premurose ma sono veleno travestito.
Frasi tipiche possono essere, ma non solo: “Se ci vai mi fai soffrire”, “Non ti capisce”, “Io sono l’unico che ti protegge”. È così che la manipolazione affettiva diventa violenza indiretta: non lascia lividi visibili, ma scava dentro, nel modo in cui un bambino impara a fidarsi, a sentirsi qualcuno, a sentirsi al sicuro.
La puntata ha insistito su un punto che l’avvocato considera decisivo: il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori è un principio cardine dell’ordinamento, non un favore concesso a turno.
È scritto nell’articolo 337-ter del codice civile, che riconosce ai figli il diritto di frequentare e ricevere cura da entrambi.
Dentro questo diritto vive anche quello del genitore rifiutato, che non può essere cancellato da un racconto costruito ad arte o da un clima di ostilità coltivato in casa.
Sul piano giudiziario, Missiaggia ha raccontato una maggiore severità nel valutare questi comportamenti, soprattutto dopo la riforma Cartabia e i suoi correttivi.
Il nuovo rito famiglia chiede tempi più rapidi, strumenti più chiari e un ascolto del minore più strutturato, proprio nei casi di rifiuto di uno dei genitori.
Il messaggio che sta passando nei tribunali è semplice: il conflitto tra adulti non può diventare il copione emotivo dei figli, e chi trascina il minore nella battaglia rischia conseguenze serie, anche in termini di collocamento e responsabilità genitoriale.
La giurisprudenza recente richiama i giudici a intervenire con celerità quando si intuisce un percorso di manipolazione affettiva, perché il tempo, in queste vicende, non è neutro: più si aspetta, più il distacco si cementa.
Ma la puntata non ha fatto propaganda del “processo duro”. Al contrario, ha messo in guardia anche dai costi nascosti del contenzioso quando entra in scena la filiera delle valutazioni.
Se il caso scivola nell’alveo dei servizi sociali, delle CTU psicologiche e delle osservazioni prolungate, il minore viene inserito in un sistema che nasce per proteggere ma che può diventare faticoso, invasivo, emotivamente confondente.
La Cassazione ricorda che l’affidamento ai servizi sociali è una misura forte, da usare solo quando il quadro è davvero chiaro, senza scaricare sui consulenti il compito del giudice. In parole semplici: si può fare, ma non è una passeggiata, perché per un bambino significa colloqui, valutazioni e un ingresso in ambienti estranei che lasciano segni.
Il messaggio della puntata è stato doppio e netto. A chi manipola: fermatevi, perché un figlio non è un’arma né un premio, e la giustizia oggi vede queste dinamiche più di prima. A chi è rifiutato: non rispondete con odio, cercate tutela con lucidità, tenendo al centro la serenità del minore.
Separarsi è una scelta adulta, i figli no. Hanno diritto ad amare entrambi senza colpa. Quando questo diritto è protetto, vince solo il loro futuro.
Dino Tropea TalkCity.it Redazione
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Dino Tropea è scrittore e autore di tre libri: Lasciato Indietro (Armando Editore), Ombre e Luci di un Cammino (Laura Capone Editore) e Il regno sommerso di Coralyn (VJ Edizioni Milano). La sua scrittura, empatica ed evocativa, intreccia narrativa, poesia e riflessione sociale, con un’attenzione particolare ai temi della resilienza, della memoria e della speranza. Oltre all’attività letteraria, è redattore per Mondospettacolo.com e TalkCity.it, dove racconta eventi, musica, teatro e cultura con uno stile coinvolgente e appassionato. Cura progetti editoriali come curatore letterario e conduce programmi radiofonici che danno voce a storie di rinascita, arte e impegno sociale. Per conoscere meglio il suo percorso, leggere i suoi articoli e seguire le sue attività, è possibile visitare dinotropea.it, punto di accesso ai suoi profili social ufficiali.
Dino Tropea è scrittore e autore di tre libri: Lasciato Indietro (Armando Editore), Ombre e Luci di un Cammino (Laura Capone Editore) e Il regno sommerso di Coralyn (VJ Edizioni Milano). La sua scrittura, empatica ed evocativa, intreccia narrativa, poesia e riflessione sociale, con un’attenzione particolare ai temi della resilienza, della memoria e della speranza.
Oltre all’attività letteraria, è redattore per Mondospettacolo.com e TalkCity.it, dove racconta eventi, musica, teatro e cultura con uno stile coinvolgente e appassionato. Cura progetti editoriali come curatore letterario e conduce programmi radiofonici che danno voce a storie di rinascita, arte e impegno sociale.
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