Rubrica settimanale a cura di Micaela Taroni

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse

Mentre in altri paesi europei chi perde le elezioni saluta e se ne va, in Italia vanno in onda le dimissioni in differita.

Come quelle del leader piddino Enrico Letta che rinvia il suo addio a dopo il congresso che eleggerà in primavera il suo successore.

Intanto però la lunga fase precongressuale rischia di diventare un logorante X Factor dei segretari, in cui i candidati alla dirigenza spuntano come funghi e rischiano di bruciarsi n fretta.

Le autocandidature di Stefano Bonaccini e Paola De Micheli si sommano alle voci che danno in lizza l’ancora per poco ministro della cultura Dario Franceschini e l’astro nascente del Pd nella ex-rossa Emilia Romagna Ely Schlein.

Prima di lanciare la corsa al nuovo segretario, il Pd farebbe bene ad analizzare il perchè di un fallimento elettorale largamente annunciato.

Chiedersi perchè l’auspicato campo largo per fronteggiare la destra si sia ridotto ad un orticello angusto schiacciato a sinistra.

La coalizione allargata al duo Fratoianni & Bonelli non ha convinto gli elettori e si è rivelato un camposanto per Letta che ora siede su un cumulo di macerie.

Enrico Letta – Foto Mauro Scrobogna/LaPresse

Ritenere che il governo Meloni avrà vita breve e che si debba mettere in piedi in fretta e furia una proposta per il Paese alternativa alla destra non è probabilmente la soluzione.

Dopo la mancata alleanza con Calenda è morta l’idea di una coalizione riformista che sin dall’epoca dell’Ulivo ha affascinato tanti elettori.

I tempi sono magri per il fronte progressista che dopo gli anni di tormentosa coabitazione con i Cinque stelle dovrà ora stare in panchina.

Non è una bella eredità quella che Letta, collezionatore di sconfitte, lascia al suo successore.

Anche se il risultato elettorale con il 19 percento dei voti non è catastrofico, il Pd ha fallito nel suo obiettivo di catalizzare i voti di chi voleva fermare l’avanzata dei Fratelli d’Italia e ora dovrà osservare dai banchi dell’opposizione come se la caverà la compagine governativa di Giorgia Meloni alle prese con un mare di problemi gravi.

L’auspicio è che il Pd garantisca un’opposizione costruttiva nell’interesse degli italiani oberati da una congiuntura difficile come non mai.

Micaela Taroni

Micaela Taroni (Stampa Estera)

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