Rubrica settimanale di Politica Nazionale a cura di Micaela Taroni

Ingenuo o furbone? Se lo chiedono in molti commentando lo scandalo che ha travolto in questi giorni l’unico onorevole di colore del parlamento, Aboubakar Soumahoro, autosospesosi dal gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra italiana dopo le indagini sulle attività di accoglienza dei migranti gestite da moglie e suocera.

Da astro nascente del sindacalismo militante l’ivoriano Soumahoro si è ritrovato alla gogna per via di un’inchiesta della procura di Latina sulla cooperativa gestita dalle sue congiunte.

Cooperativa che avrebbe incassato cinque milioni di euro in 18 anni e quasi tutti senza gara.

La cooperativa è arrivata a gestire il 40 percento dei centri per migranti in terra pontina, accogliendo molti stranieri in condizioni non dignitose e lasciando senza stipendio i dipendenti.

Non manca l’ipotesi di fatture false, raggiri e flussi di denaro diretti all’estero.

E così Soumahoro, che aveva debuttato in parlamento con gli stivali infangati, emblema delle sue lotte al caporalato, si è ritrovato lui stesso nel fango per accuse rivolte non direttamente alla sua persona – sia chiaro – ma alle sue familiari.

Ora si sa che la suocera può rovinare i matrimoni, a Soumahoro rischia di mandare a rotoli addirittura una carriera politica che, come paladino degli sfruttati, poteva essere fulgida nel firmamento di una sinistra in crisi di identità e alla disperata ricerca di figure-simbolo capace di rilanciarla.

Non è la prima volta, a dire il vero, che la sinistra viene travolta da scandali legati alle cooperative.

Da quando hanno scoperto il mercatismo e sciolto ogni legame con i valori solidaristi, le coop rivendicano di essere aziende come le altre, e si comportano di conseguenza, a volte calpestando i diritti dei loro dipendenti.

Anche il sospetto che le cooperative lucrino sui migranti non è nuova, la Lega ci ha costruito sopra campagne elettorali di successo.

Ora le accuse contro le donne della famiglia di Soumahoro sono ancora tutte da provare e potrebbero anche rientrare nel quadro di una faida interna al mondo del sindacalismo di base o di lotte intestine per la spartizione di finanziamenti pubblici.

Rimane il sospetto di indagini condotte a orologeria per danneggiare l’ultima icona falce e martello, punto di riferimento per la ricostruzione del disastrato fronte progressista.

Intanto i giornali di destra gongolano e attaccano il buonismo in salsa multiculturale come copertura di attività lucrose e addirittura criminose.

Un bel danno d’immagine in un momento in cui la tematica dei migranti è con il governo Meloni spinosa come non mai.

Soumahoro, dopo l’autosospensione, si dice sereno e determinato a rispondere punto su punto ai suoi detrattori.

La sua difesa in tv dove è scoppiato in lacrime fa acqua perchè la sua versione di non essere a conoscenza dei traffici di moglie e suocera non è troppo convincente, ma tant’è – il giustizialismo a mezzo stampa non giova a nessuno, neanche ai detrattori di una sinistra sempre più frantumata.

A questo punto non rimane altro che lasciare che le indagini facciano il loro corso.

Saranno loro a stabilire se Soumahoro avrà ancora quella credibilità necessaria per continuare la sua parabola politica.

Micaela Taroni

Micaela Taroni (Stampa Estera)

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