I dipendenti della principale società portuale non riconoscono l’accordo sindacale

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Importante conferenza stampa questa mattina nella sede di Port Mobility al porto di Civitavecchia. Il Presidente Azzopardi ha portato a conoscenza della stampa la decisone dei dipendenti.

“I lavoratori hanno bocciato l’accordo proposto dall’azienda -ha detto Azzopardi- che procederà quindi al licenziamento di alcuni dipendenti, come già annunciato a settembre.

Nonostante le riunioni con i sindacati e lo sciopero della scorsa settimana, solo cinque lavoratori hanno votato a favore del documento.. A questo punto mi chiedo quale sia il ruolo delle organizzazioni sindacali”.

In totale, l’azienda conta 153 dipendenti (113 a tempo indeterminato e 40 determinati); tra questi, rischiano il posto in particolare degli operatori del settore viabilità e parcheggi.

Durante un’assemblea informativa è stata presentata una proposta di contratto aziendale difensivo che prevedeva misure flessibili in cambio del ritiro della procedura di licenziamento.

Tuttavia, il voto ha mostrato un netto rifiuto dell’intesa: 48 voti contrari contro soli cinque favorevoli.

AZZOPARDI PORTMOBILITY
Edgardo Azzopardi, Presidente Port Mobility

“Eppure -conclude il Presidente di Port Mobility- avevamo trovato un’escamotage, lavorando meno ore in periodo invernale e più in quello estivo, che oltre a garantire la continuità nel rapporto di lavoro avrebbe anche potuto aumentare il compenso annuale ai nostri dipendenti”.

Giovedì le organizzazioni sindacali dovranno comunicare il mancato accordo in Regione e discuteranno con l’azienda la lista dei lavoratori coinvolti nei licenziamenti.

Al di là di tutte le considerazioni del caso, e della tristezza di dover parlare di licenziamenti proprio ad una settimana dal Santo Natale, secondo noi il problema parte da lontano.

Ovvio che un’azienda privata, com’è la Port Mobility, se non adeguatamente supportata, deve fare i conti con bilanci, profitti e perdite.

E quello che da sempre chiede non è un supporto economico ma la possibilità di poter avere il modo di impiegare i propri dipendenti rendendoli produttivi.

Diverso il discorso dell’Autorità di Sistema Portuale che, come Ente pubblico, deve fare i conti anche con le tematiche sociali.

Lo abbiamo già detto e scritto, non si può non imputare ad una gestione disinteressata l’aver chiuso un accordo con armatori senza avere garanzie d’impiego.

Un Porto che sbandiera bilanci in attivo non può permettersi di pagare pegno nell’accettare che aziende che operano al suo interno siano costrette a licenziare lavoratori.

La situazione è irrecuperabile e sotto un tappeto che potrebbe sembrare brillante, in realtà, c’è tanta e tanta polvere.

Corrado Orfini

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