Il tema dei carceri è sempre più spinoso, non solo per i detenuti ma anche per i medici. Indagine in Italia della Cisl contro il precariato.
La lente d’ingrandimento, questa volta, è puntata verso i medici che operano all’interno del carcere di Civitavecchia. La Cisl, infatti, ha deciso di avviare un’indagine per poter verificare i numeri del precariato nel settore.
Dopodiché, una volta raccolti i preoccupanti dati, ha deciso di estenderla in tutta Italia. In realtà, il problema persiste da tempo e si va a scontrare anche con l’emergenza carceri tutt’ora molto preoccupante.
Inoltre, la questione non può fare a meno che toccare tutti i comparti lavorativi italiani. Nel 2023, infatti, “l’82,8% dei contratti stipulati in Italia sono stati precari”, ha affermato il segretario Bombardieri durante la Festa Nazionale di UIL (Fonte: Fiscal-focus.it).
Per andare a migliorare questa situazione, perlomeno quella che vede come protagonisti i medici precari di Civitavecchia, la Cisl ha deciso di incontrare i vertici della Asl.
Dopodiché, i dirigenti della sigla sindacale hanno chiesto anche di poter parlare direttamente con il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.
Intanto, però, in rete sta circolando una nota emessa da parte di Cisl medici. Quest’ultima descrive appieno la questione che sta tenendo banco, quella riguardante i carceri di Civitavecchia.
L’azienda Asl Roma F ospita all’interno del proprio distretto di Civitavecchia ben due sedi carcerarie. Il Nuovo Complesso è quello più preoccupante, visto che ospita ben 547 detenuti. Anche la Casa di reclusione, però, che ne ospita 91, è da tenere sott’occhio.
Civitavecchia, lotta al precariato dei medici nelle carceri
Ad oggi, le funzioni dell’assistenza sanitaria penitenziaria locale sono state trasferite dal ministero di Grazia e Giustizia ai sistemi sanitari regionali.
Quindi, l’assistenza sanitaria dei carceri civitavecchiesi è in carico alla Asl Roma 4. Al momento, la realtà carceraria in tutta Italia sta vivendo di gravi carenze strumentali, strutturali e di personale, andando a incidere negativamente sugli ambienti di vita dei detenuti.
Anche il personale di assistenza, però, vive un forte sentore di disagio, dovuto anche alla precarietà di molti operatori.
Tra questi, spicca la precarietà dei medici, “impegnati a rendere possibile l’assistenza a un numero elevato di detenuti, ma con delle modalità e delle risorse parecchio più limitate in confronto all’utenza che si trova al di fuori delle mura carcerarie”, dice la nota di Cisl medici.
Poi prosegue: “Questi professionisti sono in grado di assicurare un’assistenza ordinaria e straordinaria di alto livello, iniziando la loro attività dalle prime visite d’ingresso, in special modo con cura particolare alla prevenzione del rischio suicidario”.
Le cure dei medici in carcere sono rivolte spesso a una popolazione molto fragile (tossicodipendenti, malati metabolici, infettivi e oncologici), quindi il rischio di aggressioni verbali o fisiche (spesso non segnalate) sono frequenti.
Infine, la nota di Cisl medici si concentra sulle condizioni contrattuali dei loro assistiti all’interno delle carceri di Civitavecchia: “Sono poco più di 10 professionisti e scontano da anni la beffa di un irrisolto e continuo precariato dovuto alla reiterazione di contratti di lavoro semestrali a scadenza”.
Questo modo di agire nei confronti dei medici che operano nel carcere di Civitavecchia “mina la continuità assistenziale necessaria per tutti i pazienti, ma anche la serenità di vita che il personale sanitario si merita”, continua il comunicato.
Infine, Cisl medici afferma: “stiamo mettendo in atto un’indagine conoscitiva a riguardo della medicina penitenziaria anche a livello regionale e nazionale”. La vertenza per la stabilità lavorativa è nata a Civitavecchia, ma potrebbe andare a coinvolgere anche i colleghi che operano in varie regioni italiane e che sono in condizioni simili.
Michelangelo Loriga