Compagnia Colori Proibiti presenta 
All’interno della rassegna Libero Teatro – Teatro Libero
7 | 8 giugno 2022  
CIRCUS DARK QUEEN
ricordando Antonio e Cleopatra di W. Shakespeare
regia Stefano Napoli
con Francesca Borromeo, Alessandro Bravo, Giacomo Galfo, Simona Palmiero, Luigi
Paolo Patano
disegno luci Mirco Maria Coletti
consulenza musicale Federico Capranica
fotografie Dario Coletti
musiche M.R. Delalande, G.F. Haendel, N. Rota, C.A. Rossi, S. Umebayashi
durata dello spettacolo: 50′ circa

La compagnia Colori Proibiti dopo lo straordinario successo riscosso al Teatro Vascello dal 27 al 29 maggio con lo spettacolo Vanity Dark Queen, sarà in scena al Teatro Tor Bella Monaca il 7 e 8 giugno con CIRCUS DARK QUEEN ricordando Antonio e Cleopatra da W. Shakespeare, per la regia di Stefano Napoli.

Protagonisti: Francesca Borromeo, Alessandro Bravo, Giacomo Galfo, Simona Palmiero, Luigi Paolo Patano. Uno spettacolo – che ha debuttato con grandissimo successo nel 2010 – ispirato a uno dei miti intramontabili della storia e della letteratura: Cleopatra.

Lo spettacolo andrà in scena all’interno della rassegna Libero Teatro – Teatro Libero.

Il regista ripercorre la vicenda di amore e morte, di potere e passione, di cui la regina d’Egitto è protagonista per brevi flash, creando un corto circuito di citazioni colte e materiali popolari, di musica raffinata e canzonette, di luci sapienti che illuminano una scena di arredi essenziali e i corpi degli attori, quei corpi ai quali la narrazione è affidata quasi integralmente.

Nota di regia di Stefano Napoli su CIRCUS DARK QUEEN

La Dark Queen è Cleopatra e va in scena con la sua leggenda nera e il suo amore per Antonio.

Ma Hollywood è lontana. Siamo piuttosto dalle parti del circo, un circo alla buona, come se ne vedevano una volta nei piccoli paesi. Però non potevano mancare le belve feroci e neanche il domatore, i lustrini e la fatica, insomma un impasto di crudeltà e sentimentalismo.

Innumerevoli sono le opere letterarie, pittoriche, filmiche e musicali ispirate a Cleopatra ma per lo spettacolo si ringraziano soprattutto William Shakespeare per il suo struggente poema della fine, Cecil B.
DeMille e Claudette Colbert per la sfacciata ironia, il pittore Guido Cagnacci per la superba teatralità che ha impresso alla morte di Cleopatra e infine una ignota marca di saponette rinvenuta per caso in un supermercato di Parigi che commercializza il suo prodotto con il nome Cleopatra e naturalmente una lucida carta dorata, perché l’oro, vero o falso che sia, sembra avvolgere tutto il mito di Cleopatra.

Tutto è smisurato in lei: lusso, avidità, brama di potere, passione, ferocia, dignità nella morte. Forse avrà vissuto come su un palcoscenico, consapevole di essere guardata e attenta all’effetto che produceva e, come avviene a teatro, forse le splendide sete erano solo stracci ben illuminati.

Nello spettacolo ho pensato a lei come alla protagonista di Scarpette rosse: una creatura giovane e bella, nella pienezza della vita, che entra in un ruolo e non può più disfarsene e balla e balla fino allo sfinimento e alla morte.

La compagnia Colori Proibiti diretta da Stefano Napoli ha portato in scena una trilogia dedicata a tre grandi regine:

BEAUTY DARK QUEEN – Lo strano caso di Elena di Troia, VANITY DARK QUEEN – Niobe Regina di Tebe e appunto CIRCUS DARK QUEEN ricordando Antonio e Cleopatra, tutte con la regia di Stefano Napoli.

Le cifre stilistiche del teatro di Stefano Napoli sono tutte presenti e vivide in queste opere: esiliata la parola ai confini del significante, il linguaggio è interamente assegnato al gesto, agli attori, alle luci e alla musica.

Questi elementi, troppo spesso scelti secondo un criterio sciatto di casualità, sono qui la pulsazione vitale dello spettacolo.

I personaggi (gli attori stessi si spogliano a tal punto della loro identità umana da essere percepiti, nella loro integrità, come personaggi) interagiscono tra loro, intrecciano le corporeità costruendo di scena in scena delle vere e proprie tele, dando prova di un’abilità fisica e artistica straordinaria.

Un drappo, una benda, una sedia, oggetti minimali e solitari, bastano a far da scenografia interattiva, continuamente maneggiati, indossati, spostati a creare un paradossale dinamismo.

L’estetica di Stefano Napoli e il lavoro di Colori Proibiti sono il frutto di una ricerca vera e franca di un nuovo linguaggio, che mescoli il figurato, l’astratto e il sonoro in un unico grande fotogramma in movimento.

Da oltre trent’anni Stefano Napoli, con la compagnia Colori proibiti da lui fondata, sonda le pieghe più cupe dell’animo umano e dell’esistenza dando ad esse forme visibili, implacabilmente suggestive.

Spesso la mitologia è stata sua fonte di ispirazione (si pensi a Ifigenia, o a Icaro, solo per citarne alcuni), secondo uno schema creativo che dalla leggenda conduce alla realtà, invertendo il percorso antropologico che si sviluppa in senso propriamente opposto.

Regista colto e originale, Stefano Napoli, insieme alla sua compagnia Colori Proibiti, da anni porta avanti un rigoroso percorso di sperimentazione, fondato sul linguaggio del corpo.

Un teatro che cerca la parentela con l’arte figurativa, nel quale i corpi degli attori, quasi sempre muti, si esprimono in quadri plastici di forte emozione che, accompagnati da un impianto sonoro variamente evocativo, sollecitano la memoria visiva dello spettatore.

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