Lo annuncia ufficialmente l’azienda di trasporto, che ha deciso di dotare il personale addetto alla security e ai controlli di telecamere indossabili attivabili “in caso di necessità”, in situazioni potenzialmente a rischio.
L’obiettivo della sperimentazione, che durerà 90 giorni, è duplice: da un lato agire come deterrente contro aggressioni, borseggi ed episodi di violenza; dall’altro fornire un supporto concreto agli operatori, permettendo la registrazione video e la geolocalizzazione dei momenti più critici.
In questo modo, spiega Atac, si intende creare un presidio di sicurezza ulteriore, non solo come strumento repressivo, ma anche come garanzia preventiva per chi lavora sul mezzo.
Il tema della privacy è stato affrontato sin dall’inizio: secondo l’informativa di Atac, le body-cam non registrano in maniera continua, ma sono attivate manualmente solo quando il personale ritiene ci sia una situazione potenzialmente pericolosa.
Dal punto di vista tecnico, le registrazioni includono pochi secondi di pre e post evento (circa 60–120 secondi) per conservare il contesto, e sono trasferite su server sicuri al termine del turno, in forma cifrata.
Le immagini possono essere visionate solo da personale autorizzato e dalle forze dell’ordine. I dati rimangono conservati per un massimo di sette giorni prima di essere cancellati, secondo quanto previsto dalla policy della privacy.
La sperimentazione non è un’iniziativa unilaterale di Atac: nasce da un protocollo d’intesa sottoscritto con la Prefettura, Roma Capitale, la Regione Lazio e i sindacati.
Si inserisce in una strategia più ampia per aumentare la sicurezza sul trasporto pubblico locale, che include anche l’installazione di un “panic button” attivabile dai conducenti per contattare direttamente il 112.
In merito alla decisione, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Emanuela Mari, ha commentato positivamente:
«Fornire al personale di controllo le attrezzature necessarie per riprendere fedelmente eventuali momenti di tensione rappresenta un altro passo nella direzione giusta…
si tratta di un altro potenziale strumento che aiuta sensibilmente a migliorare la percezione di sicurezza degli utenti del Tpl, in particolare le donne e i soggetti più vulnerabili, ma anche di una garanzia in più per gli stessi operatori.
Tutto ciò avverrà nel pieno rispetto della privacy dei viaggiatori…»
Questa dichiarazione evidenzia come, per alcuni rappresentanti politici, le body-cam possano rappresentare non solo un deterrente, ma anche un segnale concreto di attenzione verso la tutela dei viaggiatori e degli operatori.
Se la sperimentazione avrà esito positivo, Atac e i soggetti coinvolti potrebbero valutare un’adozione stabile delle body-cam.
Secondo i piani, verranno testati tre diversi modelli per scegliere il più adatto alle necessità pratiche di chi lavora sui mezzi.
Tuttavia, non mancano le sfide:
La decisione di Atac di sperimentare body-cam su controllori e personale di security rappresenta un segno di evoluzione tecnologica e istituzionale nel trasporto pubblico di Roma.
È un passo che può contribuire a rendere i mezzi più sicuri e a migliorare la fiducia tra passeggeri e lavoratori.
Allo stesso tempo, richiede rigore nell’applicazione delle regole sulla privacy e un attento monitoraggio dei risultati per decidere se trasformare la sperimentazione in una misura permanente.
TalkCity.it Roma