Era il 22 aprile del 1970, da allora, ogni anno, un momento per riflettere, per prendere decisioni importanti sulla salvaguardia del pianeta

Su alcune foto, riguardanti questa giornata, scattate pochi giorni fa, ho letto frasi del tipo “salviamo il pianeta!” “No planet B!” (e per fortuna! altrimenti distruggeremmo anche quello).

Riflettendo su questi imperativi, salta agli occhi un grave equivoco: non è in pericolo la Terra! Essa continuerà a girare intorno al Sole per altre centinaia di migliaia di anni, finché la stella principale non si spegnerà, finché l’equilibrio, l’attrazione dei pianeti del sistema solare non si interromperà!

Siamo noi in pericolo, la specie umana! L’homo sapiens sapiens è apparso sul pianeta dopo miliardi di anni, dopo che già altre specie animali si erano estinte a causa delle modificazioni avvenute sul pianeta.

La specie umana, apparsa per ultima, in poco tempo ha divorato tutto, come una pianta infestante, ha occupato tutti gli spazi; con un’avidità egoistica ha pensato che tutto fosse a sua disposizione e potesse prenderlo a piene mani per soddisfare un desiderio sfrenato di possesso.

Siamo noi che ci estingueremo, perché avremmo prosciugato ogni risorsa che la Terra avrebbe potuto offrirci!

La Terra sopravviverà nonostante noi, oltre la nostra scomparsa; saprà come decomporre e riciclare la plastica che l’ha sommersa, elaborare il petrolio e gli altri inquinanti e riassorbirli; impiegherà centinaia di anni, ma tornerà ad avere un’atmosfera respirabile.

Forse con noi, o tramite noi, altre specie si estingueranno, perché privati del cibo di cui nutrirsi, perché saranno state uccise da noi per motivi… banali.

La Terra nella sua generosità ci ha sfamato, aiutato a proteggerci, ma ora non può più accontentare la nostra sfrenata avidità – è una questione etica e valoriale.

Dunque, dobbiamo correre al riparo per noi, per i nostri figli e nipoti. Eppure, nonostante questo pericolo, presente, facciamo “spallucce”, facciamo finta di non capire e continuiamo ad inquinare. “Tanto cosa m’importa come sarà la Terra una volta che sarò morto?

Perché preoccuparmi ora! E poi cosa posso fare?” A proposito di questo, recentemente ho visto foto di parchi, boschi dopo il pic-nic fuori-porta di Pasquetta: cartacce, bottiglie, sacchi lasciati ovunque.

“Eh, ma non c’erano i contenitori per i rifiuti! Non c’erano i vigili per le multe! Dai, è tutto biodegradabile!” (Certo chi preposto avrebbe potuto immaginare la discesa delle “orde barbariche” e prendere per tempo provvedimenti, posizionando contenitori per rifiuti e quant’altro).

Però quante scuse per giustificare la nostra inciviltà e menefreghismo. È la nostra mente/cuore che non è ecologica.

Tutto parte da lì e un giorno all’anno per ricordarci della Terra non basta. La realizzazione dell’Agenda 2030, la transizione ecologica, l’autonomia energetica, un paese green con solo fonti rinnovabili si realizzerà solo…

  • se comprendiamo la pericolosità del momento per la nostra stessa esistenza;
  • se superiamo l’egoismo; se usiamo meno istinto e più intuito positivo; se rispettiamo la fitta rete di interconnessioni tra tutti gli esseri viventi che abitano e costituiscono il pianeta;
  • se apriamo ad una società inclusiva, che riconosca la dignità di ciascuno;
  • se costruiamo insieme un’economia “equa, al servizio delle persone” (proposito dell’UE), un’economia reale e non un’economia finanziaria speculativa, quel “gioco del denaro” tanto pericoloso per le drammatiche conseguenze che abbiamo subito.

Un’utopia? No, se pensiamo che ognuno di noi può contribuire al cambiamento. Tutto parte da noi, da piccoli gesti quotidiani, dalla personale consapevolezza che ogni singola nostra azione può influenzare il corso delle decisioni politiche.

Comunque una buona notizia: in questi giorni, dopo 14 anni, è entrato in funzione il primo parco eolico nel golfo di Taranto. Possiamo migliorarci!

Carla Celani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *