Roma Teatro Quarticciolo

Teatro Biblioteca Quarticciolo
via Ostuni, 8
Sabato 25 | ore 21.00
Domenica 26 febbraio | ore 17.00
CATTIVO
monologo tratto dal romanzo Cattivi di Maurizio Torchio
adattamento testo Tommaso Banfi
con Tommaso Banfi
dispositivo scenico Francesco Fassone
musiche Claudio Parrino
sarta Chiara Venturini
regia Giuliana Musso
residenza artistica Olinda/TeatroLaCucina
una co-produzione Compagnia ariaTeatro e La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale

“Ho paura. Mi vergogno a dirlo. Non lo dicessi,
però, mi vergognerei di più. Ho paura perché
ho speranza. Perché, assurdamente, sento di
avere ancora qualcosa da perdere”.

Sabato 25 e domenica 26 febbraio al Teatro Biblioteca Quarticciolo debutta lo spettacolo Cattivo, tratto dal romanzo Cattivi di Maurizio Torchio (Einaudi). Tommaso Banfi lo ha adattato per la scena e lo interpreta, diretto da Giuliana Musso.

Il protagonista è un detenuto condannato all’ergastolo e dimenticato nella cella d’isolamento di un carcere-isola: una voce che ascolta mentre dice, che a volte abdica senza resistenza al silenzio per farsi gesto, sospiro e sguardo.

La vita prima, la vita dopo, l’istante del crimine che segna l’intera esistenza, la nudità della propria colpa, la violenza dell’istituzione, infine, anche, una vittima in un colpevole.

Il racconto è a tratti lirico, come quando il personaggio osserva dall’alto il mondo-carcere o il tempo immobile dell’isolamento, a tratti essenziale e semplice come la sua umanità resiliente.

Nella scrittura tesa e sospesa, la poesia si annida nei dettagli degli eventi, nei particolari dove la vita del carcere si raccoglie. O forse, chissà, la più dolce poesia sarà ciò che avverrà alla fine dello spettacolo: quello che il pubblico, dopo essere stato vicino a questo cattivo uomo, scoprirà nei propri cuori. 

La forza perturbante del monologo sta anche nella recitazione di Tommaso Banfi: sorprendentemente organica, umida, rotta, arresa, così tecnicamente sofisticata da far scomparire l’attore e dimenticare ogni teatralità. 

La voce tremolante del protagonista – si legge nelle note dello spettacolo – un uomo totalmente isolato dal resto del mondo, destinato al “fine pena mai”, ci racconta il suo profondo desiderio di vivere ancora e nel farlo ci ricorda che i nostri bisogni primari sono sempre essenziali e semplici, e sempre legati alla relazionalità, alla dimensione sociale.

Anche noi, nel nostro vivere quotidiano, abbiamo recentemente intercettato la radicalità di questi bisogni primari, durante l’isolamento dovuto alla pandemia e non a caso l’adattamento è nato proprio in quelle circostanze, durante il primo lungo lockdown del 2020. 

Cattivo accende l’attenzione sulla questione dell’ergastolo ostativo, una pena “senza fine” e
senza speranza di essere ridotta o convertita, di cui la nostra Corte Costituzionale ha recentemente stabilito l’incostituzionalità. 

Dopo lo spettacolo del 25 febbraio ci sarà un incontro di approfondimento con Alessandro Giordano, magistrato del tribunale di sorveglianza e autore di Mio giudice (Mursia), romanzo d’esordio che per la prima volta mette al centro il ruolo della magistratura di sorveglianza e il mondo dell’esecuzione della pena;

Valentina Esposito, direttrice artistica e regista di Fort Apache Cinema Teatro, da quasi vent’anni impegnata nella conduzione di attività teatrali dentro e fuori le carceri italiane;

Giancarlo Porcacchia, attore stabile della Compagnia Fort Apache Cinema Teatro; Tommaso Banfi, attore dello spettacolo “Cattivo”.

A moderare l’incontro sarà Guido Di Palma, docente di Storia del Teatro – Università di Roma Sapienza.

L’incontro di Tommaso Banfi con Giuliana Musso avviene ai tempi della loro formazione artistica all’Accademia “Paolo Grassi” di Milano e solo ora, dopo molti anni, si concretizza in una felice collaborazione professionale.

Il desiderio di costruire un progetto artistico condiviso nasce dalla lettura del romanzo di Maurizio Torchio, dalla sua voce narrante già di per sé molto teatrale, che ha folgorato entrambi.

Una storia perfetta per quel “teatro della compassione” che pare essere il naturale sviluppo del teatro d’indagine che Giuliana Musso ha proposto in questi ultimi vent’anni con le sue scritture: un teatro sia politico che poetico, che cerca il tratto universale nella testimonianza soggettiva, che insegue la poesia delle parole incarnate nell’esperienza.

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