Un fenomeno sempre più diffuso: l’abbandono del proprio cane in estate.
Il parere della psicoterapeuta Giulia Gregorini

La bollente stagione estiva è arrivata, trovando un malessere sociale sempre più intenso e pervasivo, alimentato dagli scenari bellici e pandemici e dall’incessante crisi economica.

Perché ho scelto, in qualità di psicoterapeuta, di dedicare una breve riflessione al tema dell’abbandono degli animali?

Perché credo fermamente che sia un gesto che rifletta una fragilità sempre più evidente e preoccupante: la tendenza a costruire e stabilire relazioni strumentali.

Per relazione strumentale si intende un rapporto in cui l’altro viene emotivamente inconsciamente utilizzato per il soddisfacimento dei propri bisogni.

È una modalità inconsapevole che sottende una fragilità psichica, la paura dell’altro e il bisogno di dipendenza.

Ciò si traduce pericolosamente in esperienze caratterizzate da scarsa intimità e consapevolezza.

Tutte le relazioni racchiudono fisiologicamente la ricerca del soddisfacimento dei propri bisogni, ma un rapporto sufficientemente sano e intimo include il riconoscimento e il rispetto dell’altro, una comunicazione autentica, l’incontro e la mediazione tra i bisogni propri e altrui.

Per riconoscere l’altro è necessario riconoscere se stessi ed avere un buon grado di consapevolezza di Sé.

Traslando ciò nell’esperienza dell’adozione di un cane, è importante evidenziare l’importanza di compiere questa scelta con consapevolezza e non sul getto dell’impulso o del soddisfacimento di un capriccio estemporaneo dei propri figli, o sull’onda di un momento personale di solitudine.

Un cane è un essere vivente meritevole di cure, attenzioni e amore, che non diminuiscono con il tempo, anzi possono aumentare.

Se un bambino piccolo tende a crescere e divenire gradualmente autonomo, un cane è dipendente per tutta la sua esistenza.

Il legame con il proprio cucciolo è esclusivo, risveglia parti infantili di sé, favorisce un contatto particolare, diviene un membro della propria famiglia.

L’abbandono dei propri animali domestici in estate riflette una deviazione verso una deriva disumana, una ferita ad un essere fragile che non ha scelto di essere adottato, un atto violento, un esempio gravemente diseducativo per i più piccoli e un sintomo di malessere anche per chi compie tale gesto.

Ciò riguarda l’esperienza dell’abbandono non le situazioni per cui diviene impossibile tenere con sé l’animale, per cause di forza maggiore, e ci si occupa dolorosamente di trovare soluzioni alternative e tutelanti per il cane.

L’obiettivo non è giudicare l’atto ma prevenirlo, fornendo input di sensibilizzazione e consapevolezza.

In molti riconoscono gli aspetti positivi dell’esperienza con un cane in casa, ma è importante soffermarsi anche sull’impegno, che ogni relazione importante richiede, anche quella con un animale:

  • Un cane sarà dipendente da voi per tutta la sua esistenza;
  • Un cane può comportare spese impreviste;
  • Un cane richiede maggiore pulizia domestica;
  • Un cane necessita di attività fisica all’aperto;
  • Un cane soffre molto il distacco dai suoi umani di riferimento;
  • Un cane non è una persona e va rispettato nella sua identità, non umanizzandolo.

Se compiuta consapevolezza la scelta di adottare un cucciolo può trasformarsi in una delle esperienze più significative ed educative della propria vita.

È bello girare la collina insieme al cane: mentre si cammina,
lui fiuta e riconosce per noi le radici, le tane, le forre, le vite nascoste,
e moltiplica in noi il piacere delle scoperte.(Cesare Pavese)”

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta

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