Dal 1 gennaio in molte sale cinematografiche si assiste alla proiezione del film “I migliori giorni”, diretto da Massimiliano Bruno e Edoardo Leo.
È un film corale strutturato in quattro episodi, relativi a quattro ricorrenze, Natale, Capodanno, San Valentino e l’8 marzo.
Si colora di toni ironici e drammatici e affronta lo svelamento di temi che riguardano la collettività, inerenti ai rapporti interpersonali, alle relazioni di coppia e familiari, all’interazione costante individuo – sistema, alla parità di genere.
Pone in rilievo il confronto tra il sentire personale e le convenzioni sociali, sollecita interrogativi sulla ricerca di senso.
In queste brevi righe non ci soffermeremo su considerazioni tecniche e cinematografiche, che spettano a chi ne ha la competenza, ma estrapoleremo input di riflessione per ciascun episodio trattato.
Nel secondo episodio protagonista è una famiglia benestante che per immagine sociale si reca al veglione di una mensa sociale, che vedrà un epilogo tragico, l’emersione della discrepanza tra apparenza ed essenza; la distanza tra ceti sociali eterogenei.
Il quarto episodio vede protagonista una donna, che attraversa un momento personale fortemente critico e che viene ostacolata sul posto di lavoro.
Il rischio può essere quello di collocare questo film in una fotografia di ipocrisia e nichilismo, la possibilità è mobilitare una ricerca di senso che non può prescindere dall’umanizzazione e dal bisogno di appartenenze.
A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini Psicologa – Psicoterapeuta