La musica italiana ha sempre avuto un ruolo importante nel raccontare le ingiustizie, le speranze e le lotte dell’umanità, e tra i suoi temi più profondi c’è il rifiuto della guerra.
Un esempio emblematico è il brano È lei di Edoardo Bennato, pubblicato nel 2010 nell’album Le vie del rock sono infinite, ed oggi riproposto dal bravo cantautore per gli amici del gruppo whatsapp “Mondospettacolo”.
Questa canzone, con il suo tono ironico e pungente, tipico del cantautore napoletano, si inserisce in una lunga tradizione di inni pacifisti che hanno segnato la storia della musica italiana.
La performance live del brano al concerto del Primo Maggio 2010 a Roma, segnata da un’interruzione pubblicitaria che molti interpretarono come una forma di censura,
amplificò l’attenzione sul suo messaggio provocatorio, soprattutto quando Bennato inscenò un finto arresto da parte di figuranti vestiti da carabinieri.
È lei si collega direttamente al percorso artistico di Bennato, da sempre impegnato a smascherare le contraddizioni del potere e della società.
Come in altri suoi brani, l’artista usa metafore e un linguaggio accessibile per parlare di temi complessi, rendendo la canzone un potente strumento di riflessione.
Ma Bennato non è stato il primo né l’unico a usare la musica come arma contro la guerra: la sua opera si inserisce in un filone ricco e variegato.
Partendo da È lei, questo articolo esplora il contributo di alcune delle canzoni italiane più significative scritte contro la guerra, evidenziando il loro messaggio e il loro impatto culturale.
La musica italiana ha prodotto numerosi brani che, attraverso stili e approcci diversi, hanno denunciato gli orrori della guerra e celebrato la pace. Ecco alcune delle canzoni più rappresentative di questa tradizione:
Uno dei capolavori della musica d’autore italiana, La guerra di Piero di Fabrizio De André è una ballata struggente che racconta la storia di un soldato semplice, Piero, che muore in guerra per un gesto di umanità: esita a sparare al nemico, che invece non ha scrupoli. Con un linguaggio poetico e un accompagnamento musicale essenziale, De André dipinge un quadro universale della follia della guerra, dando voce ai vinti e agli um探索
Scritta da Francesco Guccini, Auschwitz è una delle canzoni più intense del repertorio italiano. Ispirata all’orrore dell’Olocausto, il brano riflette sulla sofferenza dei bambini nei campi di concentramento. La melodia malinconica e il testo crudo mettono in luce l’assurdità della violenza e la perdita di innocenza, rendendo la canzone un monito universale contro gli orrori della guerra.
Generale di Francesco De Gregori è un altro classico della canzone d’autore italiana. Con un tono intimo e riflessivo, il brano racconta la disillusione di un soldato che torna dalla guerra e si rende conto dell’inutilità del conflitto. La semplicità della melodia e la forza del testo ne fanno un inno pacifista che risuona ancora oggi.
Scritta in risposta alla guerra nei Balcani, Il mio nome è mai più è un grido collettivo contro la violenza bellica. Il brano, interpretato da tre grandi nomi della musica italiana, unisce rock e impegno sociale, diventando un simbolo della mobilitazione pacifista di fine anni ’90. Il suo messaggio universale invita a non accettare mai più la guerra come soluzione.
Sempre di Edoardo Bennato, ma in collaborazione con il fratello Eugenio, A cosa serve la guerra è un altro brano che si interroga sull’inutilità dei conflitti. Incluso nell’album L’uomo occidentale (2003), il brano utilizza un tono sarcastico per evidenziare come la guerra sia spesso un gioco di potere in cui “i buoni vincono sempre, i cattivi perdono sempre”, ma a caro prezzo per l’umanità. La collaborazione tra i due fratelli Bennato rende il brano ancora più potente, unendo le loro voci in un messaggio di pace.
Queste canzoni, insieme a molte altre, hanno avuto un ruolo fondamentale nel plasmare la coscienza collettiva italiana.
Non si limitano a denunciare gli orrori della guerra, ma invitano all’empatia, alla riflessione e alla resistenza contro l’idea che i conflitti siano inevitabili.
Brani come È lei di Bennato o La guerra di Piero di De André non sono solo opere musicali, ma veri e propri manifesti culturali che hanno accompagnato generazioni di italiani, spingendoli a interrogarsi sul valore della pace.
La forza di queste canzoni risiede nella loro capacità di parlare a pubblici diversi, dai giovani che negli anni ’70 cantavano Burattino senza fili sugli autobus, ai movimenti pacifistu degli anni ’90 che trovavano in Il mio nome è mai più un inno di speranza.
La musica, con la sua immediatezza emotiva, diventa un mezzo per educare e sensibilizzare, trasformando il messaggio antimilitarista in qualcosa di universale e senza tempo.
Dal 29 agosto 2025 è disponibile su EarOne e su tutte le principali piattaforme digitali “FERMIAMOLI”, il nuovo singolo firmato da Uniplux, Andrea Ra e Gianna Chillà.
Un brano potente che unisce musica e militanza, lanciando un messaggio netto: no alla guerra, no alla censura, sì alla libertà artistica.
La canzone nasce dalla rilettura di un pezzo storico dei Gang, scritto da Marino Severini, con l’aggiunta di riferimenti espliciti alla tragedia di Gaza.
“FERMIAMOLI” diventa così un manifesto musicale di opposizione al genocidio in corso e alle ingiustizie globali, distinguendosi per la sua voce critica in un panorama musicale spesso prudente e allineato.
TalkCity.it Redazione