Ladispoli. La mafia narrata da Leonardo Imperi agli studenti del liceo S. Pertini

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Leonardo Imperi, autore e regista dello spettacolo “Questa terra un giorno sarà bellissima“, in occasione del 31° anniversario dalle stragi di Capaci e via d’Amelio si rivolge agli studenti del Pertini per parlare di mafia e lotta alla criminalità organizzata

Venerdì 19 maggio il liceo Sandro Pertini di Ladispoli ha accolto La Valigia dell’Attore, compagnia teatrale rinomata sul territorio diretta da Leonardo Imperi, per proporre agli studenti un’esperienza riflessiva e coinvolgente che li inoltrasse nel violento e oscuro mondo della mafia e della lotta alla criminalità organizzata.

Siamo oramai giunti alla vigilia del 31esimo anniversario dalla strage di Capaci (23 maggio 1992), quella in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Leonardo Imperi, direttore artistico della Valigia dell’Attore, ormai quasi due anni fa ha scritto uno spettacolo che narra 50 anni di storia della mafia: “Questa terra un giorno sarà bellissimaAMP“.

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Interrogandosi sulla vita di quegli uomini che sono morti – o che avrebbero venduto la propria vita per salvarne un’altra – a causa della dilagante pestilenza mafiosa che da sempre interessa l’Italia, Leonardo Imperi ha scritto uno spettacolo che si incastra nel cuore e nella mente di chi vi assiste.

Gli studenti del liceo Sandro Pertini hanno dimostrato interesse, attenzione e partecipazione durante l’evento: Leonardo ha introdotto con il pathòs che lo contraddistingue una generazione molto lontana da quel 23 maggio 1992 agli orrori e alla brutalità della mafia, portando la sua giovane platea a riflettere su concetti preziosi.

“Questa terra un giorno sarà bellissima“: questa è una delle celeberrime frasi di Paolo Borsellino, nonché titolo dell’opera scritta da Imperi, la quale verrà riproposta questa estate a Ladispoli.

Titolo scelto non a caso, in quanto simbolo dell’estrema lotta e della fede che riponevano il magistrato Borsellino, assieme al suo fedelissimo amico e collega Falcone, nel contrastare e fermare la mafia in Sicilia e in Italia.

Entrambi rappresentano per il nostro Paese l’emblema della dedizione, del coraggio e del senso di sacrificio nel voler liberare la propria terra dall’epidemia mafiosa.

Il 19 luglio 1992, dopo neanche un mese dall’attentato in via Capaci, una Fiat 126 parcheggiata vicino alla casa della madre di Borsellino, imbottita con 100 kg di tritolo, è stata fatta esplodere al passaggio del giudice.

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