Convegni, eventi, approfondimenti sull’Intelligenza Artificiale, una tecnologia che invade ormai le vite di tutti noi…ma la conosciamo abbastanza? Mettiamo in ordine qualche idea

Si parla ormai sempre più spesso di Intelligenza Artificiale: eventi, convegni, interviste che hanno al centro una protagonista che per molti rimane un’idea priva di concretezza, quasi fosse qualcosa di fantascientifico, privo di consistenza e di rilevanza sul piano terreno, umano.

Ma è davvero così?

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Innanzitutto, per “Intelligenza Artificiale” si intende la capacità di una macchina di replicare, in maniera autonoma, ragionamenti, atteggiamenti o movimenti umani (Garasic D. M., Leviatano 4.0, Politica delle nuove tecnologie, Luiss University Press).

Ormai siamo letteralmente circondati da strumenti, utensili, oggetti che sfruttano questa tecnologia per comunicare tra loro e con noi: pensiamo banalmente ad Alexa, che oramai è diventata la coinquilina di tutti noi, una banale cassa altoparlante che, grazie all’applicazione di un chip, sfrutta l’intelligenza artificiale per comunicare con noi, con l’ambiente esterno e, volendo, con altri oggetti all’interno delle nostre case.

Seppur apparentemente tutto questo sembri un gioco, un aspetto ludico degli sviluppi tecnologici degli ultimi vent’anni che ci allieta le giornate e ci aiuta nelle piccole faccende domestiche (aspirapolveri automatici, televisori digitali e così via), il futuro cui stiamo andando incontro non prevede solo usi positivi della tecnologia.

O meglio, è necessario porsi quesiti di ordine etico e morale per approcciare a innovazioni sempre più invasive nelle nostre vite, affinché non si vada incontro ad un’era che i filosofi definiscono postumana.

Luciano Floridi, docente di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Università di Oxford e Direttore del Digital Ethics Lab dell’Oxford Internet Institute, parla infatti della nostra come una vita “onlife“, all’interno di quella che lui definisce “infosfera“: uno spazio che vive di informazioni, i cui individui occupanti, gli “inforg” (cioè noi, gli esseri umani) sono a loro volta organismi informati, costituiti e permeati da informazioni.

L’Intelligenza Artificiale (d’ora in poi IA) pervade ormai le nostre vite, tanto che al giorno d’oggi è difficile immaginare un mondo senza tecnologia. D’altra parte la “tecnologia” è sempre esistita: questo termine deriva infatti dal greco techné (τέχνη), che può significare “arte”, “abilità”, e  loghía (λογία), “discorso”. Il suo significato letterale è dunque “trattato sistematico”, ma è piuttosto una ricerca che converge teoria (matematica, scienza, arti) e pratica, per l’ottimizzazione di problemi pratici, delle procedure da attuare e dunque per il beneficio della vita umana.

Nel corso del XX secolo, con la seconda rivoluzione industriale, questo termine oggi così diffuso iniziò a prendere la sua connotazione attuale, più pertinente agli sviluppi informatici.

In questo contesto di trasformazioni sempre più imprevedibili nel loro impatto sulla Terra, dobbiamo iniziare ad interrogarci sugli esiti delle innovazioni che da qui in avanti faranno parte delle nostre vite, probabilmente stravolgendole.

Se è vero che l’IA sia una tecnologia formidabile, che ci può aiutare nelle sfide prossime del genere umano, come nel contrasto al divario sociale o al cambiamento climatico (Floridi, “La necessità di un progetto umano per il XXI secolo“, Agenda Digitale), è altrettanto vero che abbiamo bisogno di una corretta cooperazione per la gestione dei dati di cui l’IA si nutre per sopravvivere.

Dati che riguardano noi e le nostre vite private, il cui improprio utilizzo può mettere a serio rischio un diritto umano fondamentale: il diritto alla privacy. Una cattiva gestione dei nostri dati può portare non solo ad esasperare divergenze sociali che vediamo già in atto nelle nostre società, bensì a creare nuove divisioni “tra i pochi al di sopra delle macchine – i nuovi patrizi – e coloro che stanno al di sotto di esse – la nuova plebe” (Floridi, ivi). Tutto converge nell’utilizzo che si fa di tali innovazioni.

Non solo: si pensi ai cambiamenti già in atto che lo sviluppo informatico ha contribuito a dare in ambito relazionale, nella comunicazione stessa tra individui.

csp civitavecchia servizi pubblici

Secondo un articolo di Liberty Vittert su The Hill, sta aumentando sempre più il numero di giovani uomini in America che intraprende relazioni sentimentali con “fidanzate” create dall’IA. Milioni di utenti su App capaci di creare la donna ad hoc per te, per la tua relazione perfetta ed ideale.

Qualcosa che pone le radici per una problematica di ordine non solo sociale, nella riduzione sempre più impellente di rapporti umani autentici e reali, ma anche per quanto riguarda l’assetto stesso delle famiglie, che senza donne in carne ed ossa rischia di far tracollare le nascite dei bambini, mettendo a serio rischio l’economia americana nel giro di un decennio, come conclude Vittert nel suo articolo (https://thehill.com/opinion/technology/4218666-ai-girlfriends-are-ruining-an-entire-generation-of-men/).

Queste sono solo alcune delle questioni che gli studiosi di oggi affrontano quando si parla di Intelligenza Artificiale; anche qui a Civitavecchia aumentano i convegni che hanno questo importante tema al centro del dibattito, per permettere ai cittadini (ormai definibili più “utenti”) di conoscere ciò cui si sta andando incontro.

ll 2 febbraio 2024 alle 18:00, presso il Think Tank di Via Annovazzi n. 5 ci sarà l’evento “Intelligenza artificiale: quale futuro?” promosso dai Giovani Democratici di Civitavecchia, mentre il prossimo 9 febbraio, all’Hotel De La Ville, ci sarà l’evento “Nulla come prima. In che modo l’intelligenza artificiale cambierà le nostre vite”, organizzato dall’Associazione Leali, Legali e Liberi per Civitavecchia con la presenza del Dr. Paolo Poletti (Univ. Link di Roma), candidato Sindaco della Città di Civitavecchia.

Nicole Ceccucci

“Il ritmo del progresso nell’intelligenza artificiale (non mi riferisco all’IA ristretta) è incredibilmente veloce. A meno che tu non abbia un’esposizione diretta a gruppi come Deepmind, non hai idea di quanto velocemente stia crescendo a un ritmo vicino all’esponenziale. Il rischio che accada qualcosa di seriamente pericoloso è nell’arco di cinque anni. 10 anni al massimo.”
— Elon Musk ha scritto in un commento su Edge.org

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