Appuntamento settimanale dedicato a chi ama e vive il MARE

Se un bambino ci chiedesse aiuto nel disegnare una nave, a meno che non siamo degli ingegneri navali,
sono certa che passeremo in un nanosecondo in rassegna una serie di immagine catalogate nella nostra
memoria all’interno del file “nave” e, da dentro una matita, tireremo fuori la nave più semplice disegnando magari un trapezio isoscele rovesciato, sovrastato da una randa (un triangolo rettangolo) o,
tralasciando il romanticismo della vela, disegnando una serie di quadrati e rettangoli a riprendere cabine
con oblò, fumaioli e ponti di comando.

Aldilà della nostra personale e discutibile vena artistica, ognuno di noi disegnerebbe istintivamente una
nave sopra l’acqua, magari con la variante “ormeggiata in un porto” o in alto mare, ma pur sempre sopra
l’acqua.

Eppure… Eppure, il mare, nella sua pancia, sui suoi fondali, ospita centinaia, migliaia di navi, di relitti.

Antichi velieri affondati a causa di fortunali spietati; navi militari vittime, alla pari di uomini e cavalli, di
guerre senza mai UN vincitore; e poi ci sono le “navi mute” o le “navi a perdere”, “navi dei veleni”, come li
hanno chiamati alcuni, “navi della morte”.

Cosa sono?
Il 13 dicembre 1995 muore Natale De Grazia, Capitano di Fregata, Comandante della Guardia Costiera.
Muore in “circostanze misteriose”.

Alla fine di un’indagine durata decenni, al netto di depistaggi, omertà, contraffazioni, ritrattazioni e falsità,
la sua morte resta ancora un mistero irrisolto. Non si sa ancora chi siano stati i mandanti né chi gli esecutori.

De Grazia, su espressa richiesta del Procuratore Capo dott. Francesco Scuderi, collabora attivamente con il
pool investigativo della Procura relativamente al traffico di rifiuti tossici e radioattivi.

Dopo la sua morte le indagini sulle cosiddette “navi a perdere” subiscono un duro colpo e il pool
investigativo, da lì a poco, viene sciolto. Le indagini non verranno mai più riprese.

I risultati del lavoro investigativo condotto dal capitano De Grazia fino al momento della sua morte sono
contenuti nei fascicoli dell’inchiesta giudiziaria condotta dalla procura di Reggio Calabria sull’affondamento della nave Rigel, e altri “navi a perdere”, archiviata nell’anno 2000.

Eh già: anche Ilaria Alpi, giornalista e fotoreporter italiana, assassinata a Mogadiscio, dove lavorava come
inviata per il TG3, insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin, era riuscita ad accendere l’attenzione su
questo tema.

Su cosa vergeva l’indagine? Traffico di armi e smaltimento di rifiuti radioattivi. Entrambi, e non solo loro, si spinsero oltre “le colonne d’Ercole”, trovando chi decise dimetterli a tacere per sempre.

Nel 1987, con il referendum promosso dai Verdi, l’Italia esce dal nucleare. المراهنات الرياضية
“Nasce quindi un’improvvisa attenzione da parte di governi stranieri, faccendieri, massoni e mafiosi, tutti
interessati alla “partita dello smaltimento” dei rifiuti radioattivi e al riprocessamento delle barre dell’uranio.

Anche a costo di mettere a serio rischio la salute pubblica di ignari cittadini cui l’uscita dal
nucleare viene fatta pagare così due volte: la prima in bolletta, camuffata sotto la voce “oneri di sistema”
…la seconda con la trasformazione del Mare Nostrum in una discarica tossica”. *

Quella di inviare i rifiuti tossici all’estero era una prassi seguita da moltissime imprese prima della
Convenzione di Basilea (marzo 1989).

La scelta della destinazione finale della nave era caratterizzata da paesi in cui erano presenti delle “democrazie fragili”, interessi trasversali criminali e preferibilmente delle guerre civili in corso.

Alla fine degli anni ’80, i rifiuti prodotti dalle industrie europee e del nord Italia, che per anni erano stati
inviati nei paesi del “terzo mondo”, vengono rispediti nel nostro Paese sulle carrette del mare, aprendo così la strada a una non corretta gestione dei rifiuti tossici ma dando il via agli affondamenti delle navi dei
veleni.

Dalla fine degli anni ’70 sarebbero almeno 30 le navi affondate nel Mediterraneo in circostanze ambigue,
con una concentrazione di relitti tra lo Ionio e il Tirreno.

La terra parla, ma anche il mare, se lo ascoltiamo ci dice delle cose…

Cimiteri radioattivi, sarcofagi di cemento lasciati colare a picco nel Mediterraneo, camionate di “porcherie” interrati in vari siti di Calabria e Basilicata con conseguente aumento delle casistiche tumorali nelle popolazione dell’Italia del Sud..

Verità scomode, ma pur sempre delle verità.

Quando si parla di interessi, di “sviluppo”, di “progresso”, l’ambiente è sempre la prima vittima sacrificale.
Seguono poi le persone: sia quelle che abitano “l’ambiente” prescelto ad “accogliere” queste strabilianti
idee di sviluppo, sia quelle che con lealtà e coraggio si adoperano indomiti alla sua difesa e salvaguardia.

Oggi, il mare viene “tutelato” da leggi “moderne”.

La Costituzione si è impreziosita di due nuovi articoli (Art. 9 e Art. 41) fondamentali soprattutto a
proteggere l’ambiente per le generazioni future.

“Natale De Grazia era un padre di famiglia, un uomo onesto, corretto, preparatissimo nella sua materia e
soprattutto uomo leale. Leale al pool, a me e soprattutto leale alla Legge e alla tutela dell’ambiente a cui
era legato in maniera quasi spasmodica.

Mi diceva sempre: giudice, che cosa lasceremo ai nostri figli? بوكر Che mare gli lasceremo? E tante volte ci siamo scoperti a dirci, mentre le indagini aprivano scenari inquietanti, “speriamo non sia vero”. كازينو على الانترنت

Per essere grandi uomini servono onestà e coraggio e De Grazia aveva entrambi le qualità.” (Tratto dall’intervista a Franceso Neri – Navi mute)

Vi invito ad approfondire l’argomento leggendo il libro NAVI MUTE* – di Giampiero Cazzato e Marco Milla – (Edizione All Around) acquistabile comodamente anche sul web.

Ivana Puleo

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