Civitavecchia. La città che ci fa paura; un sottobosco di violenza e spaccio

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2025-09-05 | 11:28h
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I recenti fatti di cronaca, conclusi con un’azione incisiva delle Forze dell’Ordine pochi giorni fa, ci svelano il volto di una città che non conosciamo e che ci sorprende

Civitavecchia, città portuale dal clima mite e dall’animo apparentemente accogliente, nasconde un lato oscuro che i recenti fatti di cronaca hanno portato alla luce.

Sotto la superficie di una comunità gentile si cela un sottobosco di malaffare, fatto di spaccio di stupefacenti, estorsioni e violenze, orchestrato con una spregiudicatezza che ha sconvolto anche gli inquirenti più esperti.

Il recente blitz congiunto di Carabinieri e Polizia, denominato “Nerone”, ha smantellato un’organizzazione criminale guidata da un giovane di appena vent’anni, A.C., capace di gestire un vero e proprio “market della droga” a conduzione familiare.

Le indagini, avviate a gennaio di quest’anno dopo una serie di auto incendiate, hanno rivelato un sistema strutturato, con ordini effettuati tramite Telegram e consegne rapide in auto.

Attraverso pedinamenti, intercettazioni e l’uso di una telecamera posizionata in un terreno privato, gli investigatori hanno scoperto ingenti quantità di droga sotterrata, pronta per lo spaccio, insieme a fucili e 150.000 euro in contanti sequestrati.

Il procuratore della Repubblica, Alberto Liguori, ha descritto con sgomento i metodi intimidatori del gruppo:

Procuratore della Repubblica Alberto Liguori

«La spregiudicatezza è agghiacciante: una donna è stata spinta a prostituirsi per saldare il debito del marito tossicodipendente,

mentre altri sono stati costretti a vendere beni, come un’auto, per coprire debiti fino a 11.000 euro».

Anche dal carcere, il giovane leader continuava a gestire l’organizzazione tramite un cellulare, avvalendosi di legami familiari.

Il successo dell’operazione è frutto di un lavoro sinergico tra Carabinieri e Polizia, coordinati dalla Procura di Civitavecchia.

Il tenente colonnello Stefano Tosi, comandante del Gruppo Carabinieri di Ostia, ha sottolineato la

presenza dello Stato ed il maggiore Angelo Accardo, a capo della Compagnia di Civitavecchia, ha

evidenziato come l’indagine, partita dagli incendi dolosi, abbia permesso di risalire a reati più gravi come

spaccio ed estorsioni.

Il primo dirigente del commissariato, Aurelio Metelli, ha rimarcato la prepotenza e l’arroganza del gruppo,

che si avvaleva di “sentinelle” per monitorare il territorio e ostacolare le forze dell’ordine.

Fondamentale il contributo del sostituto procuratore Roberto Savelli, il cui lavoro meticoloso ha permesso

di chiudere il cerchio in pochi mesi, portando a sei arresti e al sequestro di droga, armi e denaro.

L’operazione “Nerone” svela una realtà inquietante: anche in una città come Civitavecchia, il crimine

organizzato può prosperare nell’ombra, sfruttando violenza e intimidazione per mantenere il controllo.

La giovane età del capobanda e l’uso di tecnologie moderne, come Telegram, dimostrano come la criminalità si evolva, adattandosi ai tempi.

Tuttavia, la risposta coordinata delle forze dell’ordine e della Procura evidenzia che lo Stato è vigile e capace di contrastare queste minacce.

La vicenda invita a riflettere: il “mondo sconosciuto” della malvivenza è più vicino di quanto pensiamo, e solo un impegno collettivo può tenerlo a bada.

La domanda che ci facciamo in molti… E’ questa la città dove vogliamo vedere crescere i nostri figli?

Corrado Orfini

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