L’esigenza “umana” di ergere statue è antica quanto l’uomo stesso

Attraverso la statua, l’uomo si avvicinava alle divinità: le omaggiava, se le ingraziava, rendeva note loro e le loro gesta ai mortali terreni consegnando quindi la loro memoria e quelle immagini all’ eternità.
Le dimensioni e le fogge avevano il solo limite dell’immaginazione…e forse anche delle economie locali .

Superato il dubbio che associava la realizzazione di una statua al concetto di idolatria pagana, anche il mondo “civile” e laico finanche quello cattolico e Cristiano, si concessero il lusso di commissionare statue.
Statue gigantesche, statue d’oro, lignee, in cartapesta oppure tempestate di materiali preziosi, minuscole, protette dentro nicchie, grotte, Chiese o nascoste in foreste, scolpite tra le vette di montagne altissime o appoggiate al centro di piazze monumentali o piccole, di fronte a palazzi, adagiate su dei piedistalli o delle colonne, posizionate dentro o fuori centri commerciali, aeroporti e porti.

Il mondo è pieno di statue, la storia è piena di statue … ma a Civitavecchia è un problema avere statue. Perché ..?

Aldilà dell’attitudine innata del civitavecchiese medio (o dell l’italiano medio..?) di schierarsi totalmente o a destra o a sinistra (sabbia vs scoglio/ guelfi vs ghibellini / monarchici vs repubblicani / laziali vs romanisti ..) “in medio stat virtus”? ..niente … dimenticato!

Secondo la mia modesta e personale visione è bello avere statue: le statue parlano di qualcosa, di qualcuno, sono presenze silenziose ma in grado comunicare molto.

Lo fanno attraverso i materiali usati per costruirle: che sia il marmo delle
Cave di Carrara, il legno di un ulivo o un cedro secolare, il bronzo fuso da un antica fonderia, la plastica riciclata o la vetro-resina …

Se noi esseri umani “siamo fatti di ciò che mangiamo” allora il senso e le emozioni che riesce a trasmettere una statua, a mio avviso, passa anche attraverso il “materiale” utilizzato per la sua costruzione.

Avete mai visto i bronzi di Riace? Emozione pura, che vive attraverso un bronzo fuso duemila anni (2.000 !) fa e riesce ancora ad emozionare.

Non piace… beh !! l’arte non DEVE piacere a tutti e non DEVE essere necessariamente compresa: l’arte è un modo per tradurre delle emozioni e ognuno cerca di farlo in modo diverso, per intercettare le tante sfaccettature dei tanti esseri umani al mondo: diversi e bellissimi !

A me la statua del Bacio del Marinaio americano piace.
Piace perché mi piaceva già la foto e da piccola mi faceva sognare !
Piace perché è una gran figata colorata: la Pop Art al suo meglio.

Piace ma come mi piacciono le opere di Igor Mitorai : giganteschi dettagli di porzioni corporee sparsi con disinvoltura nell’arredo urbano cittadino: lo trovo davvero un modo originale di condividere e di far godere dell’arte a quante più persone possibili.

Personalmente adoro tanto il barocco Siciliano e Leccese quanto un quadro di Fontana; i dettagli nei dipinti iperrealisti e le sfumature dei macchiaioli o dei puntinisti.
Adoro l’estro, l’originalità, la diversità.
Sono convinta che siamo in molti a pensarla allo stesso modo.

Ma torniamo al Bacio Americano … “Non ci rappresenta” ??

Beh: a dire il vero, nemmeno Garibaldi “ci rappresenta” totalmente (ma questo è un altro argomento …!).

Un marinaio americano, “complice” dei suoi colleghi che hanno bombardato il porto e la città di Civitavecchia dal 14 maggio del 1943 in poi, che bacia un’infermiera altrettanto americana fotografati, il 14 agosto 1945 alle 17.51 a Times Square a sud della 45° strada, dal fotografo Alfred Eisenstaedt ?
Beh dai: non ci rappresenta.. e però.. però.. dai in fondo è un bel messaggio: un bacio.

Recentemente i “baci di guerra” vengono rappresentati in ogni dove, quasi fosse una moda.. Lo scorso gennaio a Bassano del Grappa, presso il ponte degli alpini , è stata scoperta una statua bronzea (opera dello scultore Severino Marlin) chiamata il “bacin d’amor” (come la canzone degli alpini) che rappresenta appunto un alpino che bacia la sua amata.

La statua presentata alla città di Civitavecchia lo scorso settembre in occasione della celebrazione dei 150 anni della Capitaneria del porto di Civitavecchia, rappresenta un giovane marinaio italiano (la divisa che indossa è quella in dotazione alla Marina militare e alla Capitaneria di porto negli anni ‘40) che bacia la sua amata e che sta partendo (o tornando..?) da quel molo ..

“Quel molo”… appunto.. Quel molo vuole rappresentare un porto, una città, prima che le bombe cancellassero la loro storia, prima che quell’evento doloroso che è stata la guerra, scavasse una ferita talmente profonda che ancora, quasi 80 anni dopo, non si è rimarginata.

L’opera, anzi l’installazione artistica, è stata forgiata in bronzo e realizzata dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone con la stessa tecnica usata per i bronzi di Riace !

L’installazione artistica in bronzo del Bacio della Memoria, è stata ACQUISTATA attraverso una raccolta fondi che ha visto coinvolti diversi operatori portuali (tutti ben evidenziati nella sacca del marinaio) per un importo di € 32,600 devoluti da ciascun sponsor (ognuno per la capacità di investimento che riteneva opportuno ..) direttamente nel conto corrente della fonderia Marinelli.

È stata acquistata, vuole dire che è di a Civitavecchia, dei Civitavecchiesi ..anche tra 1.000 o 2.000 anni.

Ecco: il verbo ricorrente è rappresentare. Rappresentare significa riprodurre, descrivere, raffigurare.

Forse non tutti sanno che, i Civitavecchiesi si espressero già con una statua che sentivano li rappresentasse e, come si suol dire da queste parti, “mi fa specie” che i politici locali non se lo ricordino, visto che periodicamente sono “costretti” ad omaggiarla stancamente con cerimonie, corone, inno e foto ricordo: è il monumento ai caduti che si trova nella piazzetta (parcheggio) di fronte la “Chiesa del Ghetto”.

Quel monumento nasce per onorare i morti della prima guerra mondiale … si legge… “Tributo non lieve ha dato Civitavecchia nell’ultima Grande guerra per la maggiore grandezza della Patria nostra.

Sono oltre duecento i figli eroici della bella città marinara, che rispondendo alla Grande Madre in armi, caddero da prodi. ( Civitavecchia ” Vedetta imperiale sul mare latino” Latina Gens 1932)”

L’opera bronzea venne eseguita dall’artista Riva e presentata alla città il 30 aprile 1924 dal Re Vittorio Emanuele III .

I cittadini Civitavecchiesi tutti contribuirono alla realizzazione di quel monumento per omaggiare i propri cari e imprimere per sempre nella storia il loro ricordo e il ricordo del loro sacrificio.

Si autotassarono, si impegnarono in raccolte fondi e collette fino a raggiungere l’importo necessario alla realizzazione di qualcosa che sentivano li rappresentasse.

Allora cos’è che proprio non va giù con “l’ultima statua civitavecchiese” ?
Perché tanto clamore?

Forse è il modo: Le variazioni di bilancio di un Comune non servono a finanziare delle iniziative “d’interesse privato”.

Se davvero si ambisse a puntare al turismo come volano dell’economia cittadina, si potrebbero offrire corsi di inglese (anche Level 1 ) ai commercianti Civitavecchiesi.

Soprattutto quelli con gli esercizi (sempre aperti) del centro, così da poter essere di aiuto ai milioni di croceristi che fortunatamente sono ritornati a passeggiare in cerca di ristoro e di grandi affari nella nostra accogliente (e carissima) città marinara.

Lo stesso corso di lingue potrebbe essere esteso anche ai nostri rappresentanti cittadini che seppur adeguatamente istruiti (a vario livello), potrebbero senz’altro giovare di un accrescimento culturale da donare poi alla propria cittadinanza (Info point docet).

Da cittadina credo che le variazioni di bilancio possano essere utilizzate in tanti tanti modi.

Ad esempio, a proposito di statue, adoperandosi in una doverosa e urgente opera di restauro del citato monumento ai caduti : forse durante le cerimonie, non ci si è mai accorti dello stato nel quale versa quell’opera, che ci rappresenta. (aggiunte foto a corredo.. per spunto)

Ritornando al “come”…

I “Tanti tanti tanti commercianti che hanno tirato fuori i vecchi gadgets della statua del bacio“ che hanno ringraziato l’Amministrazione comunale attuale per il lavoro profuso nell’ultimo anno e mezzo inteso a far ritornare la statua (che è poi leggermente diversa da quella che ci aveva lasciato …) dovrebbero ringraziare semmai gli sponsor (compreso quello timido e sconosciuto …) che si sono letteralmente spesi per far sì che il loro “rischio di impresa“ (letteralmente si chiama così) venisse condiviso, supportato e concluso un modo proficuo.

Ecco: forse è il modo che da’ fastidio. Non è “l’opera d’arte “: la Pop Art anche quando Kitsch rappresenta qualcosa o qualcuno ..soprattutto chi la promuove.

Non è che non ci rappresenti: nemmeno i tagli in una tela di Fontana rappresentano l’Italia nel mondo, Italia che, nell’immaginario collettivo planetario, è ancora legata a Da Vinci, Buonarroti o Botticelli.

teatro traiano

È il modo: questo modo di non ascoltare quelli che con il turismo ci vivono e che da almeno un paio di anni stanno cercando di portare all’attenzione dell’attuale Amministrazione l’apertura di un Museo gia allestito all’interno del Forte Michelangelo (fortezza Bramantesca che rappresenta la città dal 1508 in poi !) .

Un museo che creerebbe non solo opportunità di lavoro, ma farebbe conoscere la nostra storia, la storia di Roma, della sua flotta e dell’Impero agli americani che, forse discendenti dei complici americani che ci hanno bombardato, sono venuti in Italia per vedere altro e non la gigantografia di una foto scattata a casa loro!) .

Con i proventi dei biglietti di ingresso si contribuirebbe a mettere in moto un’economia circolare a sostegno delle opere di manutenzione della Fortezza ..per creare altri posti di lavoro.. per creare un’economia continuativa e stabile e turismo, quello vero.

Ecco … è il modo che da’ fastidio e instilla dubbi. Abbiate la gentilezza e la buona fede di ammetterlo.

Una cittadina del mondo, Ivana PULEO.

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