Già teatro dell’omonimo scontro risorgimentale nel 1867 , dove Enrico Cairoli trovò la morte, Villa “gloria”
doveva diventare un luogo di pace , raccoglimento e riconciliazione per tutti i romani.
Anche con questo intento il grande architetto paesaggista Raffaele De Vico ,nel curarne il disegno
botanico, vi aveva messo a dimora oltre 6000 nuove piante, un giardino romantico , ricco di vialetti, dove
uomini e alberi si fondevano.
Su questa splendida collina i visitatori dovevano restare impressionati dall’abbondanza di alberi italiani e
italici: cipressi, ulivi, e migliaia di lecci e pini domestici. Nella visione del sommo ognuno di essi
rappresentava un caduto.
Continuò ad essere così anche dopo la seconda guerra mondiale. I lecci e i pini erano cresciuti e ogni
anno donne e bambini cingevano i loro tronchi con dei nastri. Ogni albero era numerato, ne venivano
piantati di nuovi e altri nascevano spontanei.
Villa Glori ai Parioli con il suo altare consacrato sul belvedere divenne quindi il parco dedicato ai caduti di
tutte le guerre e poi ai caduti nelle missioni di pace. Invece di alberi cominciarono a spuntare manufatti
d’arte contemporanea.
Fino a che nel 2021 divenne chiaro a tutti che la villa aveva perso la sua tutela paesaggistica: da un giorno
all’altro 45 pini erano stati abbattuti da una ditta esterna ingaggiata dal Comune in pieno periodo di
nidificazione.
Un inquietante stuolo di ceppaie. Altrove le motoseghe avevano “potato” malamente le chiome e le
branche. Altri 90 pini furono poi abbattuti con la motivazione che erano “inclinati”.
Da allora gli abusi sulle storiche alberature di Villa Glori si sono susseguiti, sui pini e sui lecci in particolar
modo, i lecci capitozzati a più riprese e i pini abbandonati agli attacchi dei parassiti, tra questi la
famigerata toumeyella.
Da Parco della Rimembranza a “museo degli orrori sugli alberi”, secondo soprintendenti e agronomi
originario.
Basti pensare che a Villa Glori, stando ai censimenti, sono oltre 500 i pini che mancano all’appello.
“Studiando il materiale di repertorio sono almeno due le grandi pinete rase al suolo” conferma
Alessandro Cremona Urbani di info.roma.it, una vera e propria enciclopedia multimediale su Roma.
La famosa “stanza dei lecci” è stata drasticamente capitozzata e in parte disboscata. Ci si chiede se la
Soprintendenza Speciale ne sia al corrente , se è vero che il suo parere è vincolante nelle ville storiche.
Jacopa Stinchelli. TalkCity.it Redazione