Cosa sta succedendo nel canale di Suez e quali sono le conseguenze di questa crisi

Destano preoccupazioni le parole di Pino Musolino, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro-Settentrionale, sulla situazione dell’economia globale a seguito della crisi nel canale di Suez.

Il presidente ha manifestato un certo allarmismo sulla tutela della stabilità del commercio internazionale.

Ma cosa sta succedendo nel canale di Suez?

Il canale di Suez si trova in Egitto e taglia l’istmo – detto appunto di Suez – che congiunge l’Egitto propriamente detto con la Penisola del Sinai, cioè l’Africa con l’Asia.

La stretta scorciatoia collega il Mar Rosso al Mediterraneo, ed è un punto strategico globale notevole a livello militare nonché commerciale.

Nelle ultime settimane il canale ha vissuto un crollo di circa il 40% dei passaggi delle navi e dei loro container, a seguito di una crisi iniziata lo scorso 20 dicembre.

I militanti yemeniti, gli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno sferrato infatti un attacco con più di 100 droni andando a colpire le navi mercantili che avrebbero dovuto attraversare quella zona, costrette così a deragliare.

Perché questo attacco? Sembrerebbe che gli attacchi siano contro le navi che danno supporto a Israele, dunque in solidarietà con i palestinesi

È stato così sospeso il passaggio delle navi nello stretto canale di Suez, l’espediente nel passaggio tra Mar Rosso e Mediterraneo fondamentale attraverso cui transita il 20% dei volumi globali dei container, oltre ad alte percentuali per quanto concerne il trasporto marittimo e di gas/petrolio.

Si preferisce perciò circumnavigare l’Africa, impiegando circa dieci giorni in più per il trasporto mercantile.

Questo sta dando origine a possibili amare conseguenze per l’economia globale: parliamo di miliardi di euro.

Se infatti questa crisi perdurerà, anche solo per poco più di due mesi, come ribadisce Pino Musolino (presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro-Settentrionale) in un’intervista ad Adnkronos, il sistema economico globale non reggerebbe un periodo di interruzione così radicale delle catene logistiche che sono state sviluppate negli ultimi trent’anni.

Come sottolinea il presidente ad Adnkronos, già il periodo del Covid aveva portato ad una frattura che ha visto una crescente regionalizzazione delle catene logistiche, ma la nostra economia è tuttavia ancora fortemente dipendente dalle rotte da e per l’Estremo Oriente.

L’interruzione da parte di alcune delle aziende più importanti per il commercio marittimo nello sfruttamento di questa via di passaggio, può portare infatti a varie conseguenze negative:

  • aumento dei prezzi (gas e petrolio);
  • aumento delle tempistiche nel trasporto delle materie;

Anche per le esportazioni ci possono essere serie ripercussioni sul mercato interno, con il rischio di ingolfare il mercato italiano ed europeo e di assistere ad un drammatico calo dei prezzi.

Il 40% del traffico italiano di merci passa da Suez. Il triplicarsi dei costi di trasporto e l’allungarsi delle tempistiche, potrà dunque portare a seri problemi nella nostra economia e in quella mondiale.

Nicole Ceccucci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *