di Ferdinando Imposimato e Ulderico Pesce
interventi in video del giudice Ferdinando Imposimato
diretto e interpretato da Ulderico Pesce

Sarà in scena domenica 17 dicembre al Teatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo ALDO MORO i 55 giorni che cambiarono l’Italia di Ferdinando Imposimato e Ulderico Pesce, diretto e interpretato da Ulderico Pesce.

Ulderico Pesce dialoga dal vivo con le parole in video di Ferdinando Imposimato, il giudice dei primi processi per l’uccisione di Aldo Moro.

Le brucianti verità politiche omesse e nascoste su questo delitto di stato emergono con la forza e la chiarezza che solo la scena sa costruire.

“Non l’hanno ucciso le Brigate Rosse, Moro e i ragazzi della scorta furono uccisi dallo Stato.” Questa frase rappresenta il fulcro dell’azione scenica.

Moro sente che uomini di primo piano del suo stesso partito “assecondano” la sua morte trincerati dietro “la ragion di Stato” e lo scrive in una delle ultime lettere che fa da perno strutturale dello spettacolo: “Il mio sangue ricadrà su di voi, sul partito, sul Paese. Chiedo che ai miei funerali non partecipino né Autorità dello Stato, né uomini di partito. Chiedo di essere seguito dai pochi che mi hanno voluto veramente bene e sono degni di accompagnarmi con la loro preghiera e con il loro amore”.

La narrazione parte dai fatti del 16 marzo 1978 quando fu rapito Aldo Moro e vennero uccisi gli uomini della scorta: Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Oreste Leonardi. Raffaele Iozzino, unico membro della scorta che prima di morire riuscì a sparare due colpi di pistola contro i terroristi, era di Casola di Napoli e proveniva da una famiglia di contadini.

Raffaele, alla Cresima, aveva ricevuto in regalo dal nonno un orologio con il cinturino in metallo.

A raccontare gli eventi è Ciro Iozzino, fratello di Raffaele, che quella mattina del 16 marzo era a casa e casualmente, grazie al vecchio televisore Mivar, vide l’immagine di un lenzuolo bianco che copriva un corpo morto. Spuntava da sotto al lenzuolo soltanto il braccio con l’orologio della Cresima.

Questa è l’immagine emblematica, la radice prima del dolore di Ciro.

Questo dolore diventa rabbia e questa rabbia lo spinge a rintracciare il giudice Imposimato, titolare del processo.

Sarà il rapporto tra Ciro e il giudice, basato su un forte desiderio di verità, a rendere chiaro al pubblico che la morte di Moro e dei giovani membri della scorta fu “assecondata” dai più alti esponenti dello Stato italiano con la collaborazione dei Servizi segreti americani.

Nello spettacolo assume una funzione altrettanto importante l’incontro e l’amicizia tra Ciro Iozzino e Adriana, la sorella del poliziotto Francesco Zizzi, altro membro della scorta di Moro, proveniente da Fasano in provincia di Brindisi, che quella mattina del 16 marzo era al suo primo giorno di lavoro sostituendo la guardia titolare che la sera prima, “stranamente”, era stata mandata in ferie.

Francesco, diventato da poco poliziotto, aveva una grande passione per la musica e cantava le canzoni di Domenico Modugno, pugliese come lui e come lo stesso Aldo Moro.


TEATRO DI VILLA LAZZARONI

Via Appia Nuova, 522 – Via Tommaso Fortifiocca, 71 (parcheggio gratuito) – 00181 Roma

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI

Info e prenotazioni: 392 4406597 – info@teatrovillalazzaroni.com www.teatrovillalazzaroni.com

ORARIO SPETTACOLO

Domenica ore 17,30

Riceviamo e pubblichiamo

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