Galloni (Fondazione Roma Litorale): “Fondamentale dare gli strumenti per potersi autodeterminare e realizzare credendo nelle sue potenzialità”

“Quando Carlotta è nata sapevo che qualcosa non andava. Mi dicevano che ero ansiosa. Ma noi mamme abbiamo un sesto senso. La diagnosi di autismo è arrivata qualche anno dopo. Fu tremendo. Non lo accettavo. All’inizio non sai dove sbattere la testa, fai tanti errori. L’amore per i tuoi figli ti fa scalare le montagne. Ma devi anche avere la fortuna di trovare centri e persone giuste”. 

Mamma Sabrina sfoglia l’album dei ricordi. Si sofferma su ogni fotogramma che corre veloce in quegli occhi che hanno catturato attimo per attimo questi 23 anni “faticosi ma anche ricchissimi di soddisfazioni”.

“Oggi è una ragazza serena, che fa sport, suona. Ha iniziato un tirocinio lavorativo. Ma non è stato sempre così. Da piccola era autolesionista, problematica. Per 3 anni non siamo usciti di casa” 

“Seguiamo Carlotta da ormai diversi anni – spiega il direttore generale della Fondazione Roma Litorale, Stefano Galloni, ente che si occupa di oltre 450 bambini con fragilità e disabilità del neurosviluppo -.

Ha fatto rilevanti passi in avanti. Il suo impegno associato al lavoro in equipe che ha coinvolto la famiglia, gli specialisti della Fondazione e la scuola ha consentito di valorizzare potenzialità importanti su cui siamo riusciti a lavorare. Un percorso costruito anche e soprattutto sulle scelte e i desideri della ragazza e alla fondamentale presenza dei genitori”. 

“Il nostro obiettivo fin dall’inizio – sottolinea il direttore sanitario della Fondazione Roma Litorale, Francesco Cesarino – è stato dare a Carlotta gli strumenti per poter acquisire una propria identità, autodeterminarsi e realizzarsi.

È cresciuta e con l’età è progressivamente cresciuta la sua voglia di fare, di imparare. Abbiamo iniziato da piccole cose che per lei avevano però grande importanza: cucinare per esempio.

Questo ha significato prendere delle decisioni, scegliere una ricetta, studiarla, uscire di casa, imparare la strada per andare al supermercato, acquistare gli ingredienti, realizzare la ricetta. Naturalmente tutto sotto la supervisione della nostra equipe.

Con ‘Progetto Ribelle’ ha invece esplorato i propri sentimenti, preso coscienza delle proprie emozioni, di se stessa, dei suoi obiettivi e dei suoi sogni, avviando anche un percorso di confronto con ragazzi di pari età che le ha permesso di sviluppare e potenziare il proprio aspetto relazionale”. 

“Tutti processi che hanno fatto in modo che acquisisse maggiore consapevolezza di se stessa, delle sue potenzialità e dei suoi progressi – spiega ancora il dottor Cesarino -.

Per Carlotta sapere che ci sono persone che credono in quello che fa è stato importantissimo. Va sempre ricordato che si tratta di un percorso condiviso con la famiglia, che ha avuto e ha un ruolo fondamentale, cosa che ha fatto e farà la differenza. Non l’hanno mai lasciata sola, anzi l’hanno stimolata coinvolgendola molto. È una ragazza che suona, fa sport, tantissime attività che le permettono quotidianamente di migliorare”. 

“Ho sacrificato la mia vita per lei – dice mamma Sabrina -. Ho rinunciato a realizzarmi, a un lavoro che mi piaceva per trovarne uno che mi permettesse di seguirla.

A chi oggi si trova a dover percorrere questa strada dico di far prevalere l’amore, su tutto. Di tenere nel cuore le cose positive che sono poi quelle che ti spingono ad andare avanti, a insistere a non mollare per il loro bene. E soprattutto non fare paragoni con gli altri. Perché gli obiettivi forse potrebbero essere diversi ma quelli raggiunti non saranno di certo meno straordinari.

Insieme a Carlotta facciamo tantissime cose bellissime: viaggiamo, andiamo fuori a cena, usciamo. Le difficoltà sono tante, ogni ragazza o ragazzo ha le sue, ma le soddisfazioni ti fanno dimenticare tutto”. 

Riceviamo e pubblichiamo

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