Con piacere diamo spazio a questa importante organizzazione a favore degli animali domestici. Alessandra D’Ettorre: “finché ci saranno persone che culturalmente non accettano la sterilizzazione, ci saranno sempre animali randagi”

La sterilizzazione dei nostri amati mici, potrebbe sembrare un agli occhi di molti un atto crudele, una privazione innaturale.

In realtà, quando si decide di far avere una cucciolata alla propria gatta, o lasciare che il maschio segua il suo istinto, bisognerebbe pensarci.

Ne parliamo con Alessandra D’Ettorre, volontaria dell’Associazione Animalista Franca Valeri Onlus

Come si è affermata la pratica della sterilizzazione dei gatti randagi e domestici?

« Fino a venti anni fa parlare di sterilizzazione equivaleva a negare i diritti primari e naturali degli animali.

Veniva percepita come qualcosa di imposto, di innaturale, di non fisiologico e di minaccioso nei confronti del benessere animale.

Si preferiva ricorrere a somministrazione di ormoni, pillole anticoncezionali e farmaci che comportavano, nella stragrande maggioranza dei casi, l’insorgere di tumori e neoplasie agli organi genitali.

Veniva più naturale tenere un animale intero recluso e impedirgli con ogni mezzo di accoppiarsi piuttosto che parlare di sterilizzazione.

Perfino quando era evidente la triste realtà: una mortalità di cuccioli altissima e un abbandono altrettanto alto e sconsiderato. Numeri elevati di gatti ma anche cani randagi.

Oggi la tendenza è prevalentemente opposta: viene percepito come innaturale o addirittura crudele  il mantenere i gatti interi».

Perché sterilizzare?

« La sterilizzazione in realtà è una pratica utile.

Innanzi tutto va programmata sotto stretto controllo e consiglio veterinario. Può migliorare il livello di benessere dei gatti, tenendo sempre conto del contesto in cui vivono i gatti in questione.

Elimina l’insorgere di patologie che possono presentarsi in età adulta e legate agli organi genitali, come:

  • tumori all’utero, o mammari,
  • tumori alla prostata,
  • infiammazioni,
  • gravidanze isteriche
  • complicazioni legate alla gravidanza.

Sterilizzando si riduce il rischio di malattie trasmissibili sessualmente con l’accoppiamento come la FIV e la FELV.

Diminuiscono i caratteristici segni di irrequietezza, di aggressività, i rischi di fuga. Infine è un efficace sistema di controllo delle nascite i cui effetti sono la diminuzione degli abbandoni e del randagismo ».

A che età si può programmare la sterilizzazione dei gatti?

« Sia per le femmine che per i maschi è consigliabile intorno al 6°/7° mese di età.

Nelle femmine la sterilizzazione fatta quando ancora la gatta non ha avuto il primo calore elimina il rischio di tumore alla mammella e consente di prevenire anche altre forme di neoplasie  meno frequenti quali il tumore all’utero e alle ovaie.

Nuove tecniche di intervento rendono anche meno invasiva l’operazione:

addirittura anche per i gatti con l’avvento della laparoscopia il post operatorio è molto più tollerato e breve.

Per i maschi invece l’intervento di castrazione è comunque molto più semplice, affatto invasivo; poiché trattasi di chirurgia esterna che non prevede neanche punti di sutura, quindi con rapidi tempi di recupero ».

In che modo si affronta l’intervento?

« Innanzitutto senza stress, ne’ per il gatto ne’ per noi.

Sotto controllo e previa visita veterinaria. Il gatto deve essere in buona salute.

E’ bene sostenerlo prima e dopo con una alimentazione adeguata, vale a dire con cibo di qualità e all’occorrenza è utile somministrare un vermifugo e dei fermenti lattici qualche giorno prima in modo da eliminare eventuali parassiti intestinali e  attivare e consolidare le difese immunitarie del gatto.

Vanno anche eliminati i fattori che possono complicare la convalescenza.

Evitare i traslochi in quei giorni, posticipare o anticipare per tempo i vaccini e fornire un ambiente tranquillo e riparato, per passare una convalescenza quieta e senza stress».

Quali cambiamenti si evidenziano nei gatti sterilizzati?

« I gatti in genere sono meno aggressivi e possono vivere più a lungo.

Ma al di là delle conseguenze che ha sul gatto bisogna chiedersi cosa è cambiato nel comportamento delle persone rispetto  alla mentalità e alla informazione su questo argomento.

Il vero drammatico problema continua ad essere l’abbandono di animali da parte dei privati.

Le campagne di sterilizzazione indirizzate dalle amministrazioni regionali e comunali, soprattutto nei confronti delle colonie feline e dei gatti di strada, devono essere affiancate a campagne di informazione, che cambino la mentalità delle persone e diano loro informazioni corrette e utili.

Finché ci saranno persone che culturalmente non accettano la sterilizzazione che abbandonano le cucciolate nate in casa o abbandonano gli adulti di cui si sono stufati o che sono rimasti senza famiglia, ci saranno sempre animali randagi che vivono spesso malati e dimenticati, o soggetti a incidenti, avvelenamenti e in condizioni deplorevoli ».

Erica Trucchia

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