Il maestro Venanzoni sceglie il Sindaco Grando per raffigurare il
Cavalier D’Arpino nell’incontro con Caravaggio

Il maestro Venanzoni sceglie il Sindaco Grando per raffigurare il
Cavalier D’Arpino nell’incontro con Caravaggio

Qualità, contenuto, diversi sono i fattori che determinano la meraviglia visiva di un’opera pittorica.

Ma ce n’è uno particolare che in molte circostanze può determinarne una particolarità tale da
soffermarne l’attenzione, non solo per una semplice curiosità.

È il caso del come viene esposto un quadro, del come viene narrata la storia in esso contenuto, quando alla realtà derivante dal passato ci si aggiunge un pizzico di fantasia, qualità che pochi possono esprimere.

Come il “Caravaggio nella bottega del Cavalier D’Arpino”, realizzato dal maestro pittore di Ladispoli Guido Venanzoni, che per il profilo dello stesso Giuseppe Cesari, detto il “Cavalier D’Arpino”, è riuscito ad ottenere la disponibilità del Sindaco della città balneare, il Dottor Alessandro Grando.

Olio su tela, cm 141 x 211, il risultato alla prova dello sguardo ha spinto chi scrive ad intervistare direttamente l’artista Venanzoni, ormai conosciuto a livello nazionale, per conoscere più da vicino i dettagli dell’opera, che si uniscono a quelli di un universo, passione stessa per il maestro, quello di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, che al Castello di Palo, nel territorio proprio del Comune di Ladispoli, ha trovato il suo ultimo approdo prima di morire.

Maestro Venanzoni, cosa raffigura l’opera?

“Raffigura Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, a Roma nel momento in cui si reca a far vedere
i suoi lavori a Giuseppe Cesari, detto il Cavalier D’Arpino, considerato a quei tempi come pittore
il massimo esponente della città.

Caravaggio giunge nella Capitale alla ricerca di un lavoro presso pittori già affermati e su indicazione della marchesa Costanza Colonna chiede a Cesari se lo prende a bottega. Ingaggiato, date le qualità espresse, e poco più grande per età di Caravaggio, il rapporto tra i due però presto si logora e dopo un anno il Merisi decide di prende altre strade raggiungendo la notorietà. Motivo della rottura il fatto che Cesari, temendo che Caravaggio già bravo di suo potesse diventare ancor meglio di lui, presso la sua bottega lo impegna solamente nella raffigurazione di nature morte e teste di personaggi”.

Come è nata l’idea di chiedere al Sindaco di Ladispoli Alessandro Grando di prestare il suo volto alla raffigurazione del Cavalier d’Arpino?

È nata per un motivo molto importante, io sono un pittore di Ladispoli e voglio dare lustro a questa
città, la mia città. Con Alessandro Grando nutriamo una stima reciproca che fonda le sue radici da
una forte amicizia di famiglia.

A Grando, come primo cittadino, avevo l’intenzione di fargli fare un personaggio molto importante delle mie opere, da qui è nata l’idea del Cavalier D’Arpino.

Io lavoro anche di fantasia, per quanto riguarda Cesari di immagini antiche ne esistono molte e
diverse, dunque nel momento in decisi di realizzare il quadro presi un “Cavalier D’Arpino” poco
più giovane, sui 30anni, e poco più vecchio di Caravaggio con i suoi 20anni circa.

Ci stava tutto ed ecco la ragione di ciò: un ruolo importante per una personalità importante, di Ladispoli.

Come per tutti gli altri personaggi scelti per i miei lavori, presso la sala teatro dell’Istituto Comprensivo
Corrado Melone vestii Grando appositamente tanto da dirmi, sorridendo quasi imbarazzato in
senso buono, “… Guido lo faccio solo per te a vestirmi così!”.

Alessandro è stato carinissimo poiché ha saputo rinnovare l’affetto dimostrato nei miei confronti”.

Gli altri volti di chi sono?

“In questo dipinto per Caravaggio ho scelto un ragazzo sempre di Ladispoli, Federico Agostinelli,
per me identico come volto al Merisi. Alle sue spalle invece un mio allievo, Mario Giorgio Sarbia.
Mentre a sinistra è raffigurata una donna nelle sembianze di Diana, la dea della caccia, nella vita
reale Angelica Shevtsova, attrice della Rai”.

Tempi e modi di lavorazione?

“Per fare quest’opera ho impiegato sei mesi, con una media di 12 ore al giorno. Come per tutte le
tele mi faccio coadiuvare da Biagio Tamarazzo, un bravo fotografo, che realizza innumerevoli
scatti, fissati in diverse pose, dove poi sono io a decidere quale riprendere per il quadro”.

Maestro Venanzoni, quali emozioni si provano nel poter ammirare l’opera realizzata e in
quali mostre è stata esposta?

“L’emozione provata è la stessa vissuta da un padre nel momento in cui vede per la prima volta il
proprio figlio, anche perché sai bene che poi altre persone potranno ammirare il tuo lavoro.

L’opera è stata esposta in molti posti. Il primo a volermi è stato Vittorio Sgarbi, per un anno al
Museo del Palazzo di Doebbing a Sutri, quando lui era Sindaco.

Soddisfazione enorme, mi dissero infatti che era stato il più visitato. Subito dopo sono stato a Ladispoli, per tre mesi al Centro di Arte e Cultura, all’interno di una mostra personale dove hanno trovato posto anche le opere dei miei allievi.

Poi sono stato al Museo di Ariccia, tra i più importanti d’Italia, per sei mesi, anche tra i più visitati. Successivamente sono stato al chiostro del Castello di Bracciano. Adesso a Castel Sant’Angelo, prossimamente è prevista la sua presenza a Catanzaro per altri due mesi.

Infine insieme ad altri dipinti verrà esposto nelle più importanti città d’Europa.

Il Sindaco Alessandro Grando: “Ricordo ancora il momento della posa, provai grande
emozione, Venanzoni è un artista vero, compie tutto ciò con grande passione, qualità e amore
per l’arte e la città in cui vive”.

L’ho fatto solo per lui, per il maestro Guido Venanzoni, al quale mi lega un rapporto di amicizia personale e familiare molto profondi – dichiara il Sindaco di Ladispoli Alessandro Grando, interpellato sull’argomento –.

Quando mi chiese di rappresentare per la sua opera un personaggio storico così importante come il Cavalier D’Arpino, che per breve tempo unì le proprie capacità pittoriche a quelle di Caravaggio, non esitai un attimo e diedi così il mio assenso al progett artistico riguardante la realizzazione del quadro raffigurante “Caravaggio nella bottega del Cavalier D’Arpino”.

Ricordo ancora il momento della posa fotografica, avvenuto insieme agli altri attori protagonisti del dipinto nella sala teatro dell’Istituto Comprensivo Corrado Melone. Vestita tutto punto con gli abiti del tempo e truccato per la circostanza, provai grande emozione ma contemporaneamente anche la felicità di aver contribuito alla valorizzazione di una storia che si lega a quella del territorio di cui sono Sindaco, il Comune di Ladispoli, con l’ultimo approdo di Caravaggio effettuato presso il Castello di Palo.

Terminate le riprese corsi immediatamente a casa per struccarmi, temendo l’imbarazzo di essere notato in strada dai cittadini, metabolizzando l’esperienza con la soddisfazione di chi sa di aver fatto qualcosa di buono, per la cultura in prima persona.

Guido Venanzoni, non è solo un pittore, è un artista nel vero senso del termine poich compie tutto ciò con grande passione, qualità e amore per l’arte e la città in cui vive”.

Marco di Marzio

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