Conosciamo Leonardo Imperi, autore di “Questa terra un giorno sarà bellissima” 50 anni della storia della mafia interpretata dalla compagnia “La valigia dell’attore”

“Questa terra un giorno sarà bellissima” è il titolo dell’opera scritta e diretta da Leonardo Imperi, direttore
artistico della compagnia teatrale “La valigia dell’attore”, a Ladispoli.

Uno spettacolo che narra 50 anni di storia della mafia, a partire dalla famosa intervista di Mario Francese a
Ninetta Bagarella.

“È l’unica intervista ufficiale che la donna ha rilasciato nella sua vita, rendendo unico quel momento, per questo ho deciso di partire propri da lì”, ci afferma Leonardo Imperi, che reso omaggio al trentennale dalle stragi di Via Capaci e Via D’Amelio con il suo spettacolo.

“Mario Francese è stato uno dei primi a fare il nome di Salvatore Riina implicato in affari loschi, sulla Diga Garcia. Inoltre, otto anni dopo verrà ucciso proprio dal fratello di Ninetta Bagarella, Leoluca”.

“E’ stato un lavoro appassionante dover entrare nella testa di una ragazza che ha scelto di stare, amare e
rispettare una persona come Salvatore Riina” ci dice Dalila Menchini, giovanissima attrice che ha rivestito i
panni di Ninetta proprio nella scena dell’intervista.

Effettivamente il cast della compagnia è formato perlopiù da adolescenti e giovani attori, che hanno
permesso a Leonardo di portare in scena uno dei capitoli della storia italiana che non va dimenticato.

“Ho dato il massimo per rendere onore a Giovanni Falcone, un eroe nazionale che ha dato la vita per il
nostro Paese” ci dice Luca Gangai, diciassettenne che ha rivestito il ruolo del magistrato: “tanta
responsabilità ma tanta soddisfazione”.

“Uno spettacolo teatrale non è un giornale di cronaca: sul palco bisogna suscitare emozioni e riaccendere
gli spiriti” ha ribadito il Direttore artistico.

“Lo spirito con cui ho intrapreso questo progetto è stato proprio questo: risvegliare le coscienze di vecchie e nuove generazioni, portando in scena i sentimenti di chi quella lotta l’ha combattuta a costo della vita”.

Per fare questo fondamentale è stato il sostegno, per attori e pubblico, della cronista, ruolo a primo
impatto marginale ma che, in realtà, riveste il vero significato di questo spettacolo: il non dimenticare
niente e nessuno.

“Ho avuto la responsabilità di narrare in modo tecnico la storia di mafia, documentandomi su tutto, poiché nulla risultasse marginale.

Questa storia tutta italiana è un susseguirsi di eventi in cui nulla deve essere tralasciato” così ci ha ribadito Annamaria Mastrosimone, presenza preponderante sul palco nelle vesti della cronista.

Ed ecco il motivo per cui non si è scelto di parlare solo di Falcone e Borsellino, nomi che ad oggi incarnano il simbolo per eccellenza della lotta alla mafia.

Con il suo spettacolo Leonardo Imperi non è voluto cadere nel tranello dell’oblio, ma con un lavoro puntiglioso e meticoloso ha riportato alla luce gli animi di tutti coloro che sono rimasti implicati in questa battaglia.

TEATRO ROMA

“Bisogna citare e ricordare tutti, compresi ‘gli uomini della scorta’ di Falcone e Borsellino, che hanno nome e cognome: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli (scorta di Borsellino), Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro (scorta di Falcone)”.

E ad interpretare proprio il caposcorta della squadra di Falcone, Peppino Sammarco, è Valerio De Martino,
che porta in scena uno dei monologhi più toccanti dello spettacolo.

Peppino Sammarco quel giorno era infortunato, e si salvò dalla strage. “Ho messo tanto della mia vita privata per interpretare il ruolo di Sammarco.

Ho cercato un mio dolore per portare sul palco un sentimento molto personale da associare a quello che avrebbe potuto provare il caposcorta che, per volere del destino, quel giorno si è salvato”.

E poi ci sono anche le persone più vicine a coloro che hanno lottato in prima linea contro la mafia, come
Agnese Borsellino, moglie del magistrato, interpretata da Valentina Guidi: “Mi sono dovuta documentare molto su di lei, su come parlava del marito, sul contesto sociale di allora, per comprendere lo stato d’animo e la forza di una donna vicina a chi combatteva la mafia a testa alta”.

Portare in scena uno spettacolo di questa portata non è sicuramente facile, ma Leonardo e i suoi ragazzi,
forti della passione e dell’impegno che hanno dimostrato, sono riusciti a conquistarsi sei standing ovation e un clamoroso successo.

“Il fatto che io, a 700 km di distanza, decida di scrivere uno spettacolo del genere, vuol dire che queste
lotte sono davvero servite a qualcosa. Oggi in Sicilia c’è chi denuncia se qualcuno chiede il pizzo: nessuno è morto invano”.

Nicole Ceccucci

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