(breve conversazione con H. A.)
Spettacolo vincitore del premio della Stampa al Roma Fringe Festival 2021
Drammaturgia e regia Valeria Simone
Con Marianna De Pinto
Scene e disegno luci Michelangelo Campanale
Oggetti di scena Porziana Catalano
Una produzione Acasâ
in collaborazione con La luna nel Letto
con il sostegno del TRAC_Centro di residenza pugliese
Lo spettacolo prodotto dalla Compagnia pugliese Acasâ in collaborazione con La luna nel Letto
sostenuto dal TRAC_Centro di residenza pugliese è un riflessione sul collasso dell’etica che parte
dall’esperienza di apolide e rifugiata della filosofa Hannah Arendt.
‘La pescatrice di perle’ è colei che raccoglie i tesori del pensiero e della tradizione che erano andati
perduti ed è in grado di renderli attuali, di utilizzarli, talvolta, per raccontare il mondo e o per interpretare,
spiegare, i momenti bui del tempo presente.
Costretta alla migrazione e ad essere un’apolide in quanto ebrea e perseguitata dalle leggi razziali, la
Arendt fu costretta a lasciare il suo paese e la sua ‘lingua madre’, per andare prima in Francia e poi negli
Stati Uniti.
La pescatrice di perle è uno spettacolo che parte dalla sua esperienza di apolide e di rifugiata attraverso la
quale Hannah Arendt dà avvio ad una riflessione sull’umanità contemporanea irretita nelle maglie della
burocrazia e caratterizzata spesso dall’assenza di ‘pensiero’: quell’attività della mente che attiva la
capacità di giudicare e di distinguere il bene dal male.
Tenendo conto della sua biografia di donna e pensatrice che ha attraversato il ‘900, che è stata internata
in un campo di prigionia per ebrei in Francia e ha perso la maggior parte dei suoi amici, dovendo
affrontare l’immane tragedia dell’Olocausto, lo spettacolo, INOLTRE, vuole ripercorrere la storia di quegli
anni e guardarla attraverso lo sguardo e la vita di Hannah Arendt, dando attenzione a quegli elementi
critici ancora presenti nel nostro tempo – ai rischi che la tradizione occidentale ci ha lasciato, alla fragilità
del pensiero che fa tentennare le nostre società verso l’esclusione e le dittature.
Hannah Arendt non amava essere definita una ‘filosofa’, perché i filosofi si erano allontanati dalla sfera
degli affari umani, creando quella pericolosa spaccatura tra pensiero e azione che ha caratterizzato il
cuore della cultura occidentale.
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