Oggi si celebra la giornata dedicata ai nostri polmoni BLU: il mare… e per “esagerare”, chiamiamolo OCEANO, anzi… LA GIORNATA DEGLI OCEANI

FRATELLO MARE…. da rubrica TV diventa un appuntamento settimanale sul nostro telematico

La data venne istituita nel 1992 nel corso della Conferenza Mondiale sull’ Ambiente e lo Sviluppo di Rio de Janeiro, durante il vertice delle Nazioni Unite.

Fu lì che si iniziò ad usare la parola SOSTENIBILITA’ e che si gettarono le basi per uno sviluppo sostenibile.

Si comprese inconfutabilmente che le acque oceaniche, infatti, generano oltre il 50% dell’ossigeno che respiriamo, regolando il clima e assorbendo circa un terzo dell’anidride carbonica che produciamo con le nostre emissioni, con il nostro sviluppo, la nostra antropizzazione.

Cosa è stato fatto fino ad ora?

Poco o niente. Stiamo continuando a distruggere gli oceani in mille modi: ad esempio con la pesca  intensiva: un meccanismo di raccolta del pesce che non tiene conto della necessità degli stock ittici di riprodursi per non spopolare le zone di mare.

Non tiene conto della biodiversità, della stagionalità e tantomeno della fragilità dell’ambiente dovuta all’antagonista peggiore che si possa avere e al suo modo stupido e miope di fare sviluppo: l’uomo.

E continuiamo ad ucciderlo lentamente con lo sfruttamento dei combustibili fossili, trivellando, bombardando, seppellendo (magari affondandoli distrattamente…) carichi contenenti residui chimici, tossici o le ormai fin troppo note ECOBALLE.

Si, il mare, i suoi fondali, trattati come una discarica: oggetti estranei che ne modificano non solo l’aspetto, l’habitat e anche il suo ph.

E poi va anche ricordato l’ormai noto problema dell’inquinamento da plastica…Ma voi: riuscite a respirare con la testa dentro un sacchetto di plastica? Ecco: sappiate che nemmeno il mare ci riesce.

Ancora, lo uccidiamo con la caccia ossessiva ed inutile a delle specie in via di estinzione, creature amiche, uniche ed indispensabili per la lotta ai cambiamenti climatici, come le balene: i nostri produttori di ossigeno. Ricordate l’ultima mattanza avvenuta nel 2021? 575 balene uccise in Norvegia, solo per rispettare una “tradizione”.

NO, c’è davvero ancora molto da fare. Forse un giorno all’anno non è sufficiente. Forse servirebbe parlarne, ricordarcene, fare qualcosa di vero, di concreto tutti i giorni, tutti i giorni all’interno di un anno e tutti gli anni. Sempre.

Il mare ha bisogno di noi e noi di lui.

Sarebbe folle non aiutarci. Sarebbe decretare la fine del mare, la fine degli oceani, la fine del pianeta, la nostra fine: no, non si tratta di essere suscettibili alla fenomenologia Thumberg oppure a qualche scienziato che di tanto in tanto ci indica una nuova data per la fine del mondo.

È semplicemente un dato di fatto:  nel 2022 non possiamo ancora pensare allo sviluppo come se questo dovesse prevalere sopra ogni cosa. Recentemente anche la nostra Costituzione, (mai accaduto dal 1948), si è ritoccata, impreziosita.

Sono stati modificati degli articoli (Art. 9 e Art 41) introducendo fra i suoi principi fondamentali il rispetto e la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche e soprattutto nell’interesse delle future generazioni.

Ecco, oggi, 8 giugno pensiamo al futuro.

Pensiamo a quello che lasceremo ai nostri figli. Il futuro, il nostro ma soprattutto il loro inizia oggi, con le nostre scelte, piccoli gesti quotidiani che si traducono in rispetto: rispetto per il nostro pianeta, per il nostro mare e per tutte le creature che lo popolano, noi compresi.

Ognuno di noi

Il World Oceans Day ci ricorda, quindi, quanto siano fondamentali gli oceani per la biodiversità, ma soprattutto dovrebbe spingerci ad una maggiore consapevolezza e a preservare concretamente questi enormi “serbatoi di vita”. 

Questa ricorrenza costituisce un’occasione preziosa per riflettere sull’importanza degli oceani, dalla cui salute dipende la nostra e quella dell’intero Pianeta. Ma riflettere non basta. Per salvare gli oceani occorrono fatti.

Ivana Puleo

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