<<La mattina del 23 dicembre scorso il medico del 118 constata in Civitavecchia la morte di Antonio Castriota e il corpo viene posto sotto sequestro.
Il giorno 7 gennaio, grazie a pressioni forti e ripetute, all’Istituto di Medicina legale di Tor Vergata in Roma viene effettuata l’autopsia sulla salma disposta dalla Polizia mortuaria di Civitavecchia; il giorno 11 gennaio Antonio Castriota viene finalmente restituito alla famiglia a Civitavecchia per lo svolgimento del rito funebre.
Due considerazioni:
I parenti dello scomparso sono così rimasti in una sorta di limbo, senza contatto alcuno, in aggiunta alla tragedia piombata loro addosso.
I responsabili di questa incresciosa vicenda avranno sicuramente le loro brave spiegazioni, ma sarebbe interessante assistere alla loro reazione se, per ipotesi, chiamando il 115 per un incendio nella loro abitazione si sentissero rispondere dai Vigili del fuoco: “Segnalazione ricevuta, verremo tra 18 giorni”.
Chiunque abbia responsabilità sul caso delle mancate autopsie a Civitavecchia non deve approfittare del timore reverenziale del cittadino sprovveduto, né deve dimenticare che, a prescindere dal proprio ruolo, rimane sempre e comunque al servizio dei cittadini contribuenti.
Nessuno risarcirà lo strazio subito dai parenti di Antonio Castriota, ma si confida nell’interessamento del Sindaco di Civitavecchia affinché, nel suo ruolo di primo cittadino,
intervenga presso la Asl Roma 4 per porre sollecitamente rimedio alla grave lacuna riguardante l’impossibilità, peraltro annosa, di eseguire autopsie all’ospedale San Paolo di Civitavecchia.>>
Distinti saluti, Nicola Castriota
Riceviamo e pubblichiamo