Ho pubblicato lo stesso messaggio, la stessa immagine, su quattro piattaforme: Facebook, Instagram, TikTok e YouTube. Un augurio semplice, dedicato a chi vive le feste da solo, nella malattia o nell’indigenza.
Nessuna strategia, nessuna ironia, nessun filtro. Solo parole vere. I numeri sono arrivati, puntuali e freddi.
Su Facebook, con circa 2900 follower, 31 visualizzazioni e 2 interazioni. Su Instagram, 13 visualizzazioni e una reazione, con 170 follower. TikTok, dove ne ho 1700, ha registrato 118 visualizzazioni. YouTube, con appena 170 iscritti, ne ha fatte oltre 770.
La prima reazione è stata lo stupore. La seconda, la delusione. La terza, più lenta ma più profonda, è stata la comprensione.
Viviamo un’epoca in cui si parla spesso di empatia, inclusione, attenzione agli ultimi. Ma quando queste parole smettono di essere hashtag e diventano realtà – persone reali, solitudini vere – allora si gira lo sguardo. Non per cattiveria. Per difesa.
Un augurio rivolto a chi è solo, oggi, chiede a chi lo legge di fermarsi. Di sentire. E soprattutto, di riconoscersi vulnerabile. Questo, sui social, è scomodo.
Facebook e Instagram oggi sono vetrine. Funzionano quando mostriamo forza, successo, ambizione. Non fragilità.
Su TikTok la logica cambia, ma il principio resta simile. Serve ritmo, contrasto, intrattenimento.
Il mio messaggio è passato, ma senza scossoni. YouTube, invece, è stato il più umano, ha lasciato spazio. Il messaggio è rimasto, visto in silenzio. Nessuna reazione forzata. Solo attenzione, senza fretta né filtri.
Tutto questo dice qualcosa. Dice che i social non rendono virale ciò che consola, ma ciò che divide. Non premiano ciò che ci unisce nel dolore, ma ciò che ci esalta nell’apparenza.
Non spingono ciò che ci fa bene, ma ciò che ci distrae. Eppure, anche così, l’esperimento ha un senso.
Se anche una sola persona – una soltanto – ha sentito quel messaggio rivolto a sé, allora il suo scopo è stato raggiunto. I numeri servono agli algoritmi. Le parole servono alle persone. E questo, oggi, fa tutta la differenza.
Questo esperimento non nasce per caso. Nasce da una storia, da una domanda che porto con me da tempo: Cosa significa essere lasciati indietro? Chi lo sa, non lo dimentica. Chi lo ha vissuto, riconosce subito quando accade a qualcun altro.
Nel nostro racconto Lasciato indietro (Armando Editore), parlo di questa esperienza. Non come concetto, ma come vita vissuta. Parlo della solitudine, della mancanza, delle ferite aperte. Ma anche di quello che viene dopo: la resilienza, la scelta di restare umani.
Non è un libro sulla sofferenza. È un libro sul coraggio di chi non si arrende. Sui tanti, troppi, che restano ai margini mentre il mondo corre.
Ecco perché ho voluto fare questo esperimento. Non per cercare visibilità. Ma per lasciare un messaggio chiaro, anche se scomodo.
Forse dovremmo smettere di chiederci perché certi post non diventano virali. E iniziare a chiederci perché altri, così poveri di senso, lo diventano ogni giorno.
Forse il vero esperimento sociale non è il contenuto. È la nostra soglia di attenzione. È ciò che scegliamo di vedere. E ciò che scegliamo di ignorare.
Questo tempo ha bisogno di altro. Ha bisogno di parole che non puntano a catturare l’attenzione, ma a restituirla. Di una voce che riconosca l’altro senza cercare di correggerlo o salvarlo. Una voce che dica, semplicemente: non sei invisibile.
E allora, a chi vive questi giorni da solo, nella malattia, nella povertà o nel silenzio, i nostri più sentiti auguri e che qualcuno ti pensi, anche solo per un momento. E che quel pensiero, anche se non lo senti, ti raggiunga.
TalkCity.it Redazione
Author
Dino Tropea è scrittore e autore di tre libri: Lasciato Indietro (Armando Editore), Ombre e Luci di un Cammino (Laura Capone Editore) e Il regno sommerso di Coralyn (VJ Edizioni Milano). La sua scrittura, empatica ed evocativa, intreccia narrativa, poesia e riflessione sociale, con un’attenzione particolare ai temi della resilienza, della memoria e della speranza. Oltre all’attività letteraria, è redattore per Mondospettacolo.com e TalkCity.it, dove racconta eventi, musica, teatro e cultura con uno stile coinvolgente e appassionato. Cura progetti editoriali come curatore letterario e conduce programmi radiofonici che danno voce a storie di rinascita, arte e impegno sociale. Per conoscere meglio il suo percorso, leggere i suoi articoli e seguire le sue attività, è possibile visitare dinotropea.it, punto di accesso ai suoi profili social ufficiali.
Dino Tropea è scrittore e autore di tre libri: Lasciato Indietro (Armando Editore), Ombre e Luci di un Cammino (Laura Capone Editore) e Il regno sommerso di Coralyn (VJ Edizioni Milano). La sua scrittura, empatica ed evocativa, intreccia narrativa, poesia e riflessione sociale, con un’attenzione particolare ai temi della resilienza, della memoria e della speranza.
Oltre all’attività letteraria, è redattore per Mondospettacolo.com e TalkCity.it, dove racconta eventi, musica, teatro e cultura con uno stile coinvolgente e appassionato. Cura progetti editoriali come curatore letterario e conduce programmi radiofonici che danno voce a storie di rinascita, arte e impegno sociale.
Per conoscere meglio il suo percorso, leggere i suoi articoli e seguire le sue attività, è possibile visitare dinotropea.it, punto di accesso ai suoi profili social ufficiali.