È stata presentata il 25 agosto, nel cortile di palazzo Vitelleschi, sede del Museo Archeologico Nazionale
di Tarquinia, l’installazione del ceramista Marco Vallesi, dal titolo “contemporanea etrusca” che sarà
visitabile fino al 1° ottobre negli orari d’apertura del museo.
All’iniziativa, aperta dal presidente della Società Tarquiniense d’Arte e Storia Alessandra Sileoni, dal
direttore del Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia Vincenzo Bellelli e dallo stesso artista, sono
intervenuti tanti cittadini e soci della Stas e, soprattutto, molti esponenti della comunità artistica
tarquiniese.
L’opera in sé è costituita da tre blocchi di pietre diverse, tufo, nenfro e peperino, nei quali con l’inserimento di “vassoi” in gres ad alta temperatura si riproducono gli intagli a scala presenti in alcuni lastroni litici esposti al piano terra del museo”.
“Vallesi ha saputo meglio di ogni altro artista che vive nella Tuscia perpetuare e rendere prolifico il
dialogo millenario tra uomo e ambiente, perseverando in un lavoro che ha portato lo stesso Luciano
Marziano a definirlo “inesausto ricercatore”, per il rapporto primario con le risorse naturali di questo
territorio – dichiara la presidente Sileoni -.
In tale prospettiva, “contemporanea etrusca” rappresenta da un lato la sintesi del lavoro di ricerca svolto
finora da Vallesi, dall’altro all’interno dello splendido contesto di palazzo Vitelleschi, sede del Museo
Archeologico Nazionale, consente un dialogo diretto tra contemporaneo ed antico, essendo questi pezzi
ispirati alle produzioni degli Etruschi di Tarquinia”.
“Ricerca e sperimentazione sono le parole chiavi del percorso di Vallesi che, come i migliori modellatori di ceramica, è artista e artigiano – afferma il direttore Bellelli -.
Le sue opere nascono da intuizioni e prendono forma attraverso il trattamento sapiente di materie prime e “ingredienti” scelti con cura.
Nella ricerca di Vallesi ogni passaggio è eseguito con metodo: la preparazione del lavoro, la selezione dei materiali, la modellazione, la cottura. Da decenni approfondisce il tema “bucchero” e i risultati della sua indagine, oltre che esteticamente interessanti, paiono anche filologicamente ineccepibili”.
Al termine degli interventi, il direttore Bellelli si è prestato a fare da guida, presentando al pubblico presente i reperti litici esposti nella sala dei “lastroni a scala”, a cui l’installazione s’ispira.
Un percorso, quello di Vallesi, ben rappresentato da questa personale che si sviluppa nelle due prestigiose
sedi di palazzo Vitelleschi e dell’auditorium di San Pancrazio:
Riceviamo e pubblichiamo