STRADA PROVINCIALE 33
regia e drammaturgia Giulia Bartolini
interpreti Grazia Capraro, Francesca Astrei e Giulia Trippetta
musiche Andrea Cotroneo
produzione Khora.Teatro
CAMBIAMENTI
Rassegna di teatro Under 35 – Terza Edizione
DAL 6 AL 9 OTTOBRE E DAL 16 AL 19 OTTOBRE
ALTROVE TEATRO STUDIO-Roma
Debutta in prima assoluta dal 6 al 19 ottobre, all’Altrove Teatro Studio, nell’ambito della Rassegna di teatro under 35 “Cambiamenti” a cura di Khora Teatro e Compagnia Mauri Sturno, STRADA PROVINCIALE 33, il nuovo spettacolo scritto e diretto da Giulia Bartolini.
Mary è cresciuta insieme alle sorelle, Olive e Irine, in un paesino di pochissime anime, disperso tra i monti. A 19 anni, improvvisamente, se ne va sparendo del tutto.
Dopo undici anni, Mary si presenta di nuovo alla porta di casa: il comune vuole smantellare la Provinciale 33, la vecchia via del paese che dal bosco conduce al centro abitato: “La via per il purgatorio”, così la chiamano ancora gli anziani. Mary sa che quella strada non va toccata.
E se un giorno accadesse qualcosa di incredibilmente assurdo in un luogo incredibilmente piccolo?
Una nuova drammaturgia che sfiora alcuni colori della letteratura americana, in cui il paese è minuscolo in mezzo all’immensità delle foreste (la Tiffany Mcdaniel de L’Estate che sciolse ogni cosa, lo Stephen King de Le notti di Salem…) accarezzando con delicatezza e rispetto l’amaro tema del tempo de Le tre sorelle di Cechov;
attingendo dal purgatorio Dantesco i rimandi pittorici, oscuri, delle cornici; il tutto per raccontare una realtà comune a tutto il mondo: il paese, in cui tutti si conoscono, pieno di segreti, di non detti, che cresce e si sviluppa come un’entità a sé stante, con i suoi cancri e i suoi legami quasi di sangue.
“In un momento storico in cui il sentito dire è il filo rosso che lega le giornate tra di loro, in cui le notizie viaggiano attraverso telefoni senza fili che trasformano le informazioni e le rendono luoghi comuni senza fondamento, in cui ciascuno non sa più a chi o a cosa credere tanto da scegliere la propria fede con la stessa leggerezza con cui sceglie un film da guardare al cinema, ecco che andiamo a parlare del fatto che dal piccolo può nascere l’immenso.
Una commedia nera, malinconica, che alterna un gioco di recitazione realistico a uno psicotico e grottesco galoppare delle scene di gruppo, in cui le attrici danno vita ai vari personaggi del paese, cavalcando un ritmo a volte forsennato, che poi viene spento e lenito nuovamente da momenti di sospensione in cui lo spettatore dovrebbe respirare, sentire, percepire questo “non sapere” che accomuna il nostro presente.
La fede non ha nulla a che fare con la religione ma con quello che scegliamo di proteggere, con ciò che ancora, al giorno d’oggi, riteniamo “sacro”, nel bene o nel male.