La Compagnia teatrale
LA BOTTEGA DELLE MASCHERE
presenta
25 e 26 Giugno 2022
TEATRO DI TOR BELLA MONACA
Angolo via Tor Bella Monaca – via D. Cambellotti, 11
ANTEPRIMA
PIRANDELLIANA 2022
XXVI Edizione
SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE
I GIGANTI DELLA MONTAGNA
di Luigi Pirandello
con
Marcello Amici, Tiziana Narciso, Maurizio Sparano, Marina Benetti, Giovanna Pola, Fabio Galassi, Ivan Volpe, Lucilla Di Pasquale, Michele Carnevale, Mariaelena Pagano, Michele Calabretta, Marco Tonetti, Maria Pia Cardinali, Alessandra Maslennikova
Appuntamento da non perdere con una delle manifestazioni più attese ed eleganti dell’Estate romana, la celebre rassegna teatrale Pirandelliana (XXVI edizione) che si svolgerà dal 7 luglio al 7 agosto nel suggestivo giardino della Basilica di Sant’Alessio, che dall’alto del colle Aventino si affaccia maestosamente su Roma, spaziando dal Gianicolo al Campidoglio.
La compagnia La bottega delle maschere rappresenterà le due famose opere di Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore e I giganti della montagna – nel contesto della Rassegna UILT in un’anteprima eccezionale – nel Teatro di Tor Bella Monaca, rispettivamente il 25 e 25 giugno.
Sei personaggi in cerca d’autore
Sei personaggi smarriti e perplessi arrivano in un teatro dove una compagnia sta provando Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Chiedono al Capocomico di sfogare il loro dramma, perché l’autore che li ha partoriti non li ha poi più voluti. Sono alla ricerca di un autore che li aiuti.
La Madre, sposata con il Padre, ha avuto un Figlio da lui e altri tre da un amante. Morto quest’ultimo, la Figliastra incontra Madama Pace e con lei il marciapiedi dove un giorno, ignara della sua identità, si trova davanti il Padre.
La Madre inorridisce, il Padre, pentito, cerca di riunire la sparsa famiglia, schernito dalla Figliastra, osteggiato dal Figlio, mentre la Bambina e il Giovinetto, vittime innocenti, muoiono.
Il Capocomico decide di mettere in scena il dramma, ma non vi riesce per l’inadeguatezza del linguaggio teatrale.
Sono passati più di cent’anni da quella sera del 10 maggio 1921 in cui Sei personaggi in cerca d’autore andarono in scena per la prima volta al Teatro Valle di Roma e ancor oggi, a distanza di tanti anni, gli spettatori hanno un’emozione quando quei sei fantasmi – una realtà che nasce evocata, attratta, formata dalla stessa scena – appaiono sul palcoscenico e avviene quel misterioso contatto tra vita e teatro.
I Sei raccontano il meccanismo della creazione, che cosa succede nella fantasia di un autore quando questi immagina una storia e svelano quel patto che è sempre sottinteso al teatro, quella convenzione per cui lo spettatore sa che sul palcoscenico si recita, si sta verificando una finzione e, tuttavia, proprio per il suo mestiere di spettatore, è tenuto a crederci come se ascoltasse una verità!
La regia ha estratto i Sei da una sequenza extratemporale proiettata dal profondo, ha fatto affiorare visibili le tracce concrete di apparizioni, di fantasie che fanno parte degli automatismi psichici.
Nel cercare per i Sei la quarta dimensione si è avvalsa dell’incrociarsi delle battute come specchi artificiosi, ha guardato a tutta la commedia in una unità di tempo dissociata, nella confusione di futuro, presente e passato, sperimentando la sintesi temporale-spaziale delle tele cubiste.
Il vuoto del palcoscenico si allarga, varca i limiti del corpo, diventa arresto del tempo e della vita, come se i silenzi interiori sprofondassero negli abissi del mistero, per riacquistare subito la coscienza normale delle cose, riallacciare con esse le consuete relazioni, riconnettere le idee, risentirsi vivi.
Pirandello sa che la vita non è rappresentabile e, quando il racconto si completa, chiude senza dar modo di capire se sia stata tragedia vera o no, quella dei personaggi.
La regia non ha posto domande, sa che un personaggio può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre “qualcuno” e, pertanto, ha contenuto la commedia da fare in un palcoscenico metafisico, perché si potesse fare una incisione precisa del teatro nel teatro.