Il Consigliere d’opposizione incalza: “Ma questo Presidente è davvero super partes o è semplicemente super di parte?”

<<C’è chi governa convocando i Consigli Comunali… e poi c’è il Presidente Minghella, che invece preferisce convocare il silenzio.
Perché mai disturbare le delicatissime geometrie del potere con una banale richiesta legittima di sei consiglieri su diciotto? Roba da burocrati di provincia, penserà lui.
E invece no: è roba prevista dall’articolo 39, comma 2 del TUEL — una di quelle norme che i presidenti super partes dovrebbero conoscere come il manuale d’uso del telecomando.

Ma Minghella ha un asso nella manica. O meglio: una foglia di fico.
A sventolarla non è il pudore, ma un parere del Segretario comunale… su un tema su cui, dettaglio trascurabile, non ha competenza.
Ma nell’emergenza tutto fa brodo: pure la giurisprudenza creativa.

Peccato che sarebbe bastato un clic — uno solo — sul sito del Ministero dell’Interno per scoprire che la “copertura” giuridica del Presidente fa acqua come un ombrello di cartone sotto il temporale.
La massima ministeriale è chiarissima: il Presidente del Consiglio Comunale può solo verificare che la richiesta provenga dal numero giusto di consiglieri. Punto.
Sull’oggetto non può mettere becco. Non può valutarlo, non può censurarlo, non può rimandarlo al mittente.

È il Consiglio, nella sua interezza, che deve discutere, giudicare, ammettere o bocciare.
La giurisprudenza lo ripete da anni: TAR Piemonte, 24 aprile 1996, n. 268. Niente di nuovo. Tranne per Minghella, che forse quel giorno aveva l’antenna spenta.
E qui sorge spontanea una domanda: ma questo Presidente è davvero super partes o è semplicemente super di parte?


Perché quando un Presidente nega ai consiglieri un diritto sancito dalla legge, e lo fa aggrappandosi a un parere inidoneo… c’è qualcosa che non torna.
E non torna ancora di più considerando le sue già note acrobazie regolamentari: ricordiamo tutti quando, per uno svarione monumentale, è stato costretto a riconvocare il Consiglio per ripetere una votazione.
Un déjà-vu istituzionale che a volte fa sospettare che il regolamento comunale, per Minghella, sia un romanzo fantasy di cui salta sempre i capitoli più importanti.
La domanda proibita: cosa c’era nell’ordine del giorno? Ed è qui che arriva la parte più interessante.
La richiesta dei sei consiglieri riguardava — guarda caso — un tema “sensibile”: un partenariato pubblico-privato.
Un argomento che, forse, alcuni avrebbero preferito tenere lontano da una sana discussione pubblica.
Chissà, magari il Presidente temeva che il PPP, una volta portato alla luce, avrebbe fatto meno rima con “sviluppo” e più rima con “domande scomode”.
E allora ecco il colpo di teatro: meglio non convocare il Consiglio. Non si sa mai che la democrazia rappresentativa faccia il suo mestiere.

A rimettere le cose al loro posto, però, ci ha pensato il Consigliere aspirante Avv. Roberto Angeletti, che ha già protocollato al Prefetto la richiesta di intervento sostitutivo.
Tradotto: se Minghella non convoca, che lo faccia chi ha l’autorità per ricordargli come funziona un’istituzione.
Perché gli organi di garanzia esistono proprio per evitare che il Presidente del Consiglio diventi il Presidente del proprio orticello.>>
Dott. Roberto Angeletti Consigliere Comunale Santa Marinella
Riceviamo e pubblichiamo

