<<Alcuni residenti su fosso Castelsecco hanno manifestato al nostro Comitato dubbi e timori, vista l’altezza dei canneti all’inizio della stagione autunnale.
La pulizia del fosso, nei tempi e nei modi corretti, ed il monitoraggio degli argini sono necessari ai fini della sicurezza.
I tre tratti presentano peculiarità e problematiche specifiche. Il fosso di Castelsecco ad alta naturalità è un
sistema biologicamente vivo, la cui manutenzione è quindi diversa da quella di fossi per lo più tombati o
incanalati in argini di cemento.
Ormai è risaputo che un fosso naturale completamente privo di vegetazione non risulta più sicuro, per cui
la procedura corretta prevede un taglio selettivo della vegetazione, preservando le specie arboree
autoctone le cui radici consolidano le sponde arginali dall’erosione.
Nel tratto centrale del fosso che va dalla ferrovia alla Statale Aurelia, andrebbe tagliato il canneto lasciando una fascia laterale di 1/1,5 mt. di vegetazione ripariale (a protezione degli argini) di specie autoctone a sviluppo verticale che non raggiunga diametri tali da ostacolare il libero deflusso delle acque.
La vegetazione andrebbe quindi falciata selettivamente, consentendo un passaggio delle acque sinuoso.
Discorso differente va fatto per la foce con uno falcio parziale del canneto allo scopo di favorire specie
diverse e realizzare una fascia di vegetazione di larghezza variabile (5/10 metri) a partire dalla sponda
dell’alveo di piena.
Anche a monte della ferrovia lo falcio dovrebbe essere selettivo, verificando che alcune attività produttive
non ingombrino gli argini con automezzi agricoli, automobili e baracche per attrezzi.
Particolarmente accurata deve essere la verifica che il letto del fiume sia libero da tronchi o rifiuti
ingombranti.
L’intervento drastico di “tabula rasa” della vegetazione, magari in primavera, nei periodi di nidificazione e
riproduzione (vietati per legge), danneggia l’ambiente e non contribuisce in alcun modo alla sicurezza
perché in autunno i canneti sono già ricresciuti.
La sicurezza dal rischio idrogeologico e la tutela di un ambiente ad alta naturalità non sono affatto in
contraddizione.
Comitato “2 ottobre”
Riceviamo e pubblichiamo