Santa Marinella dopo circa 4 secoli è tornata da qualche anno a festeggiare la sua Santa Patrona o come – sentii dire in Libano – la nostra Santa Matrona, oggigiorno nostra compatrona assieme a San Giuseppe.
Secondo il Martirologio Romano, si festeggia il 18 giugno, e il 17 luglio si celebra la traslazione delle sue reliquie da Costantinopoli a Venezia, dove la Santa divenne compatrona minore insieme a San Marco.
Le notizie della sua vita sono chiamate legenda. Nella chiesa infatti si raccoglievano le gesta dei Santi, trascritte per essere di esempio a tutti i cristiani e venivano lette durante la messa, perciò si chiamavano “legende”: perché dovevano essere lette.
A Venezia l’altare di questa santa è meta di pellegrini provenienti da tutto il mondo, in particolare dalle località dell’Italia centro meridionale, dove è ancora venerata.
Un giorno, mandato in missione in una città vicina, dovette trascorrere da un amico dei monaci che sia chiamava Paphnotius, la cui figlia era incappata in adulterio e rimasta incinta. Quando il padre scoprì il fatto s’infuriò e la figlia attribuì la colpa al monaco Marino.
L’uomo andò subito al Monastero dal Superiore che chiamò Marino e lo sgridò, ma questi non disse nulla per discolparsi. Il suo silenzio fu interpretato come ammissione di colpa e Marino fu condannato a svestire l’abito.
Quando la figlia partorì, il nonno portò il bambino al Monastero e lo affidò a Marino che lo allevò con ciò che i monaci usavano dargli, latte di capra e avanzi.
Marino sopportò la vergogna senza nessun lamento per 4 anni, poi il Superiore mosso a compassione lo riammise al Monastero sotto severissime condizioni. Marino perseverò nella sua opera ascetica fino alla morte quando i segni del suo volto brillavano di luce divina.
Grande lo stupore dei monaci quando, nel preparare il corpo per la sepoltura, quando scoprirono che Marino era una donna.
Il Superiore e i monaci s’inginocchiarono davanti al corpo immacolato, chiedendo perdono a Dio e all’anima della santa divina.
Riceviamo e pubblichiamo