Tommaso Fiorucci è uno dei giovani chef più promettenti del territorio, si è fatto notare per un piatto con uno dei principi della cucina di mare: il riccio.

E’ uno dei giovani chef più promettenti del territorio. Si è fatto notare per un piatto con uno dei principi della cucina di mare: il riccio. E lo si trova dietro ai fornelli, nel ristorante di famiglia “Acquamarina” a Santa Marinella, sempre impegnato a sperimentare, provare, azzardare piatti e combinazioni.
Trasportato dalla freschezza dei suoi 21 anni, Tommaso Fiorucci lo incontriamo in una tipica terrazza mediterranea, con profumi e colori che propendono per una bella stagione estiva.
Quando hai capito che la cucina sarebbe stata la tua professione?
Non c’è stato un vero e proprio momento di inizio, fin da bambino sono stato sempre affascinato dalla cucina.
Rimanevo colpito come un alimento crudo potesse cambiare forma, colore e sapore una volta cotto. Mamma mi lasciava “intrugliare”… ed impastare….

Sono cresciuto tra alberghi e ristoranti e non appena avevo un momento libero correvo nel ristorante davanti casa ad osservare come lavoravano in cucina. Ero piccolo, ancora non avevo il cellulare ma i miei genitori sapevano sempre dove potevano trovarmi…
Il primo piatto cucinato?
La pizza! Nel ristorante dove sono cresciuto ed ho capito che il mondo della ristorazione sarebbe stata la mia professione.
Ingredienti e materie prime preferite?
Sicuramente i prodotti locali, abbiamo la fortuna di abitare in un posto di mare che ci offre delle ricche prelibatezze culinarie, distinte tra mare e monti.
A partire dal pesce povero che in tanti disprezzano ma per chi lo sa valorizzare è un ottimo prodotto: alici, cefali, sgombro…

Dove hai studiato cucina?
Una volta finiti gli studi al liceo scientifico ho frequentato l’accademia di cucina professionale a Roma.
Ma la maggior parte dell’insegnamento l’ho imparato sul campo, rubando umilmente con gli occhi il lavoro di chi ha più esperienza.
Il piatto al riccio dell’evento?
Intanto bisogna ringraziare chi ha avuto l’idea di valorizzare un prodotto come il riccio, una risorsa ed una prelibatezza per il nostro territorio.
Il protagonista del piatto portato all’evento del riccio era il Gobbetto, un nostro gambero locale noto per le sue uova blu.

In questo piatto, come nella maggior parte dei miei piatti, ho cercato di utilizzare ogni singola parte del crostaceo evitando gli scarti.
Con i carapaci ho creato un brodo a infusione con limone pepe rosa e basilico, i quali poi sono stati fatti essiccare per creare una polvere che ha dato la nota di sapidità al piatto.
Lavori nel ristorante di famiglia, cosa che comporta, oneri e onori…
Con i miei familiari siamo un team, ognuno ha il suo spazio e competenze , è questo il metodo infallibile per andare d’accordo.
Il tuo sogno da chef?
Di certo continuare a crescere professionalmente, sperimentare nuovi abbinamenti che possano coniugare il territorio collinare con i prodotti del mare, promuovendo il turismo enogastronomico che non può sottrarsi da un territorio così affascinante.
Riceviamo e pubblichiamo
