“Abbiamo aderito anche noi oggi alla lettera aperta che oltre cinquanta associazioni insieme a Lucha y Siesta hanno rivolto al Comune di Roma affinché si attivi per il ritiro immediato della costituzione di parte civile di ATAC nel processo contro le donne dell’associazione di via Lucio Sestio.

In un momento così delicato come quello che la Casa delle Donne Lucha y Siesta sta vivendo, dopo la revoca delle delibere della Regione Lazio ad opera dell’Amministrazione Rocca, la decisione presa dall’azienda dei trasporti della Capitale – ex proprietaria dell’immobile – appare ancor più grave e insensata.

Una gravità dovuta non solo allo stato di abbandono a cui ATAC aveva condannato l’immobile prima che le donne di Lucha y Siesta lo trasformassero in un luogo di vita e di libertà, a servizio della Città e dei suoi abitanti.

Ma anche a ciò che Lucha rappresenta per il quartiere e per Roma intera, e per le donne che in quel luogo e grazie a quel luogo hanno potuto avviare percorsi di uscita dalla violenza.

Chiedere un risarcimento economico significa negare un’evidenza chiara: è stata proprio Lucha y Siesta a dare a quell’immobile il valore che oggi ha, non solo economico, ma soprattutto sociale e culturale. Un valore enorme che rende Lucha y Siesta bene comune, anche per ATAC che pur non essendo più proprietaria dell’immobile è comunque un’azienda pubblica a servizio della collettività”.

Così in una nota il Movimento POP, rete di buone pratiche nata dall’incontro di donne e uomini, associazioni, amministratori, comitati ed enti di volontariato che contribuiscono ogni giorno alla cura del territorio e delle comunità del Lazio.

Riceviamo e pubblichiamo

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