Jacopa Stinchelli: “Molti la ritengono un estremo monito: interrompere i cantieri che portano avanti progetti troppo invasivi per il delicato equilibrio archeologico, paesaggistico e architettonico di Roma”

Roma, Largo Corrado Ricci, nella tarda mattinata di ieri, 3 novembre 2025, si susseguono diversi cedimenti e crolli in una torre medioevale , la Torre dei Conti, dove è in corso un cantiere finanziato con i soldi a prestito del PNRR ( 6,9 milioni di euro).
Rimangono feriti diversi operai e purtroppo c’è una vittima , un uomo di 66 anni, il manovale Octay Stroici, rimasto intrappolato per 11 ore sotto le macerie.
Nella concitazione dell’evento i mass media utilizzano parole fuorvianti come ” incidente”, “fatalità”, ma agli avveduti simili parole non suonano bene.

Probabilmente questa tragedia si poteva e si doveva evitare e molti la ritengono un estremo monito: interrompere i cantieri che portano avanti progetti troppo invasivi per il delicato equilibrio archeologico, paesaggistico e architettonico di Roma.
Sì perché i lavori in corso alla Torre de’ Conti (dal titolo dei proprietari, prima i conti di Anagni e poi la famiglia di Innocenzo III, i conti di Segni) non erano lavori di restauro, conservativo.

Basta consultare gli articoli pubblicati sul progetto di “restyling” (sic) dell’intera area per scoprirlo.
Impressiona leggere le seguenti frasi, pubblicate nel febbraio 2025 dal quotidiano Roma Today :
“Come spiegato dai tecnici della Sovrintendenza capitolina il corpo della Torre sarà modificato attraverso l’abbattimento dei 5 solai (…) eliminati per consentire all’edificio di essere internamente ripensato (…) un piano basso con mediateca e spazi pubblici.
Scale ed ascensori esistenti saranno ampliati ed incrementati per consentire di raggiungere l’ultimo piano dove, una caffetteria, verrà collegata ad una terrazza dall’impareggiabile affaccio.

Non ci sembra la descrizione di un restauro conservativo , bensì un progetto di messa a reddito di un bene archeologico vincolato.
Se consideriamo inoltre che tutta l’area era stata stravolta, a partire dal settembre 2024, quando avevano abbattuto i pini, sani e in teoria tutelati dai vincoli paesaggistici, che componevano l’esedra disegnata nel secolo scorso da Antonio Munoz.
“Scavi al posto dei pini”, così aveva titolato in prima pagina il quotidiano Il Tempo, per spiegare come gli alberi tutelari di Roma fossero d’improvviso intralcio all’ansia archeologica di scavare l’antico ” Tempio della Pace”, mai scavato prima, e forse a ragion veduta.

La Torre dei Conti sorge proprio sulle sue rovine, da quasi 1200 anni, mentre da quasi 20 anni, sempre a ragion veduta, era inagibile.
Sembra incredibile che vi abbiano consentito una veemente area di cantiere intorno e all’interno , con scavi , demolizioni e mezzi pesanti.
La Torre dei Conti è un fragile rudere che chiedeva solo di essere custodito in pace.
Nel corso dei secoli, infatti, si era dimezzato in altezza (in origine misurava 50/60 m), subendo diverse offese.

Basti pensare che i suoi contrafforti risalgono al 1690 e sono tuttora esistenti.
La corsa a spendere i soldi (a prestito, ripetiamo) del PNRR sembra non avere consapevolezza storica né un freno etico, né tantomeno un controllo dei vincoli paesaggistici e della tutela dei beni culturali.
Questa corsa ha prodotto ora una morte. Dopo aver prodotto numerosi scempi, tra questi quello del Mausoleo di Augusto. Che la corsa allo sbigliettamento turistico si fermi.
Jacopa Stinchelli. TalkCity.it Redazione
