“La Voce degli Alberi” punta il dito contro l’Amministrazione Capitolina: “A Villa Glori mancano all’appello oltre 500 piante”

Oltre cento anni fa, nel 1924, Villa Glori veniva aperta al pubblico come Parco della Rimembranza in onore dei caduti della prima guerra mondiale.
Già teatro dell’omonimo scontro risorgimentale nel 1867 , dove Enrico Cairoli trovò la morte, Villa “gloria” doveva diventare un luogo di pace , raccoglimento e riconciliazione per tutti i romani.
Anche con questo intento il grande architetto paesaggista Raffaele De Vico ,nel curarne il disegno botanico, vi aveva messo a dimora oltre 6000 nuove piante, un giardino romantico , ricco di vialetti, dove uomini e alberi si fondevano.

Su questa splendida collina i visitatori dovevano restare impressionati dall’abbondanza di alberi italiani e italici: cipressi, ulivi, e migliaia di lecci e pini domestici. Nella visione del sommo ognuno di essi rappresentava un caduto.
Continuò ad essere così anche dopo la seconda guerra mondiale. I lecci e i pini erano cresciuti e ogni anno donne e bambini cingevano i loro tronchi con dei nastri. Ogni albero era numerato, ne venivano piantati di nuovi e altri nascevano spontanei.
Villa Glori ai Parioli con il suo altare consacrato sul belvedere divenne quindi il parco dedicato ai caduti di tutte le guerre e poi ai caduti nelle missioni di pace. Invece di alberi cominciarono a spuntare manufatti d’arte contemporanea.


Fino a che nel 2021 divenne chiaro a tutti che la villa aveva perso la sua tutela paesaggistica: da un giorno all’altro 45 pini erano stati abbattuti da una ditta esterna ingaggiata dal Comune in pieno periodo di nidificazione.
Un inquietante stuolo di ceppaie. Altrove le motoseghe avevano “potato” malamente le chiome e le branche. Altri 90 pini furono poi abbattuti con la motivazione che erano “inclinati”.
Da allora gli abusi sulle storiche alberature di Villa Glori si sono susseguiti, sui pini e sui lecci in particolar modo, i lecci capitozzati a più riprese e i pini abbandonati agli attacchi dei parassiti, tra questi la famigerata toumeyella.
“Alle loro cure hanno dovuto provvedere i cittadini”, ci dice Francesca Marranghello, storica “sentinella” dei pini a Roma.
Da Parco della Rimembranza a “museo degli orrori sugli alberi”, secondo soprintendenti e agronomi convocati dalle associazioni che da anni chiedono il ripristino del disegno botanico e paesaggistico originario.
Basti pensare che a Villa Glori, stando ai censimenti, sono oltre 500 i pini che mancano all’appello.

“Studiando il materiale di repertorio sono almeno due le grandi pinete rase al suolo” conferma Alessandro Cremona Urbani di info.roma.it, una vera e propria enciclopedia multimediale su Roma.
Eppure nessuna pineta è stata prevista nel milionario progetto di “riqualificazione” (3,8 milioni di Euro) che sta interessando Villa Glori in questi mesi, mentre continuano gli orrori.
La famosa “stanza dei lecci” è stata drasticamente capitozzata e in parte disboscata. Ci si chiede se la Soprintendenza Speciale ne sia al corrente , se è vero che il suo parere è vincolante nelle ville storiche.
Jacopa Stinchelli. TalkCity.it Redazione

