Perché bisogna conservare gli otto giganti sopravvissuti al sacrilegio

C’è chi ne ha contati otto, c’è chi dice che siano nove, sta di fatto che i cipressi scampati alle motoseghe si specchiano ancora sui vetri della teca dell’ Ara Pacis.

La moderna teca di Meier , non quella di Morpurgo e Piacentini e la polemica che si accese allora per il museo dove è conservato l’altare dedicato alla pace dell’ Imperatore Augusto,

sembra niente in confronto al sacrilegio compiuto nei confronti del suo bosco sacro.

Un bosco sacro non per modo di dire , ma secondo la volontà del grande Vitruvio e dell’imperatore stesso , testimoniato dal geografo e storico Strabone,

coevo, quando nel descrivere il mausoleo parla di come fosse tutto “ombreggiato da alberi sempreverdi” ( cipressi sempervirens appunto ) “che lo circondavano fino in cima” e da un ” bosco sacro “.

Ne consegue che i cipressi non fossero un mero ” ornamento” da togliere e mettere a piacere, né un capriccio del Munoz , bensì una vera restituzione filologica dell’ energia mistica e vitale che attraverso di essi doveva avvolgere il tumulo italico.

“Conserviamo i cipressi superstiti, sono sacri”, al lutto per la strage, si è sostituito un imperativo nei cuori dei tanti romani che non ci stanno a perdere il loro patrimonio storico.

Tanto più che in questi giorni di agitazione sono spuntati fuori nuovi documenti di una conferenza dei servizi, dove era stato detto di conservare e tutelare i cipressi con prescrizioni vincolanti.

Cosa è successo dopo ? Chi ha dato i nulla osta di abbattimento e con quali motivazioni ?

In pochi giorni le richieste di accesso agli atti da più parti sono grandinate negli uffici preposto alla trasparenza del Comune di Roma , e non solo, anche la Sovrintendenza Capitolina e la Soprintendenza Speciale devono delle spiegazioni.

Perchè chi viene nella Città Eterna , lo fa per l’aura e l’autenticità, non per le formidabili (nel senso di spaventose) “riqualificazioni”.

Ne restano solo otto ( o nove) in piedi accanto alle mura circolari del Mausoleo di Augusto. Cipressi monumentali di un bosco che ne contava 67.

Un bosco che ora giace devastato dietro ai teloni del cantiere, un mausoleo spoglio che ora assomiglia a un enorme posacenere.

Nei video e nelle dirette Instagram Lorenzo “Il rinascimentale” Di Paola in pochi minuti racconta un’ impresa ardita , recuperare le “fronde sparte” e portarle in un laboratorio di analisi.

Per appurare se fossero realmente malati , dato che la litania degli ” alberi ammalorati” o a ” fine ciclo vita” che viene propinata negli articoli dei media mainstream non convince più.

Quegli alberi avevano 90 anni , con amore e cura sarebbero potuti diventare millenari

In questi giorni le immagini dello scempio rimbalzano di continuo negli articoli, sui social e nelle chat dei cittadini increduli e ancora sotto shock.

Quegli otto superstiti vanno conservati, come un monito al rispetto della storia e un monumento alla memoria.

Occorre chiarezza e le istituzioni presumibilmente coinvolte devono intervenire per risparmiarli.

“I cipressi sono salvi “, è perentorio il rinascimentale Lorenzo “fintanto che restano lì, siamo in pace, guai a chi li tocca”.

Dal lato istituzionale l’imbarazzo è palpabile. Le motoseghe si sono fermate effettivamente , per approfondimenti, dopo che dal 30 settembre 2025 avevano eliminato gli alberi tutelari a un ritmo impressionante,

a una velocità quasi sospetta. Troppe oscurità e troppe ambiguità infatti attorno a questo attacco al patrimonio archeologico.

Dalle prime testimonianze degli addetti ai lavori emerge un quadro inquietante : nessuna trasparenza né condivisione collegiale con i cittadini, né con i giornalisti , nemmeno con i consiglieri del primo Municipio Centro Storico.

Non si trovano le perizie.

Il progettista Cellini dieci anni fa aveva parlato di “diradarli”, non di sterminarli. Nei primi rendering del progetto i cipressi erano presenti ( e a dire il vero anche nel lancio ” social” del video promozionale del Sindaco sulla ” nuova” piazza Augusto Imperatore).

Ma se li hanno fatti sparire senza nemmeno avvertire gli agronomi dell’ Assessorato gli interrogativi aumentano.

Possibile che la Sovrintendenza capitolina e la Soprintendenza Speciale , organi deputati alla tutela del paesaggio e dei beni culturali e archeologici,

non sapessero che i cipressi fossero parte integrante del Mausoleo (imprescindibili dunque dalla sua morfologia) , in quanto voluti da Vitruvio e da Augusto stesso?

La chiarezza è necessaria anche per ottenere che il bosco sacro dell’ Imperatore sia filologicamente ripristinato con i cipressi giusti (non quelli nani low cost) e con l’area verde ulteriore restituita, altrimenti resterebbe un crimine archeologico in stile talebano.

L’appello è dunque alle donne e agli uomini di buona volontà affinché facciano tutto il necessario per tutelare i cipressi superstiti e la memoria del divo Augusto.

Jacopa Stinchelli. Redazione TalkCity.it

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