Roberta Giallo, presidente Aia Artist: “Abuso della parola censura”

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Roberta Giallo: “Sull’abuso della parola censura, arma di difesa collaudata contro chi fa pensiero critico, non censorio”

Roberta Giallo, cantautrice e presidente di Aia Artist (Associazione artisti indipendenti italiani), torna sul tema della responsabilità di chi ha in mano la direzione artistica dei Festival sostenuti con i soldi pubblici e sull’abuso della parola “censura”.

Dopo le dichiarazioni critiche rilasciate giorni fa sul cast di Sanremo 2025 e dopo gli ultimi accadimenti relativi al Concertone di Capodanno, ecco le sue riflessioni, condivise oggi anche sui suoi social.  

<< Evocare la “censura”, perché è l’unica carta da giocarsi in difesa di chi produce canzoni-turpiloquio di contro a chi non gradisce certi “artisti” su certi palchi, è quasi ridicolo.

Soprattutto quando il soggetto in questione invade tutto l’anno gli spazi mediatici più rilevanti e di maggiore diffusione.

Nessuno brucerà i suoi testi, o impedirà che i suoi brani circolino per tutti su Spotify, nessuno gli impedirà che si esprima, anche a lungo, se mai vorrà, per difendere la sua posizione.

Arte e censura: qui non c’è censura, mi chiedo se ci sia dell’arte.

Quando ad ogni modo ponevo già la domanda giorni fa: perché invitare certi “artisti” a Sanremo?  Perché invitare un trapper tanto divisivo a Capodanno, pagato anche dai soldi pubblici?

Inoltre Perché dare soldi pubblici a chi già ne fa molti con “arte e atteggiamenti discutibili?”

Cara RAI, quanta censura inconsapevole fai ogni anno nei confronti di tanti artisti e artiste meritevoli di attenzione, solo perché non hanno il plauso e l’appoggio delle grandi major? O perché non hanno milioni di streaming?

Ma dove è l’impegno a innalzare il livello della cultura musicale e non solo in questo paese?

In Italia abbiamo una questione culturale e morale da affrontare, e anche una questione di responsabilità legata alla direzione artistica/editoriale di Festival finanziati con i soldi pubblici.

Infine, avrei gradito un minimo di coerenza, non totale _minima_ anche da parte di donne che durante l’anno utilizzano slogan in difesa delle donne e dell’emancipazione femminile, ma poi… È “tutto.” >>

Comunicato stampa

Riceviamo e pubblichiamo

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