L’Assessora Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Pari Opportunità, Enrica Onorati: “riconoscimento di un prezzo più equo al latte”

“A seguito dell’ultima riunione della Commissione Politiche Agricole, di intesa con le altre Regioni; ho scritto al coordinatore Federico Caner per chiedere il coinvolgimento del ministro Patuanelli  sul tema del prezzo del latte; legato a dinamiche di mercato che non attengono alle competenze delle singole Regioni, al fine di istituire un tavolo nazionale ad hoc.

Nei mesi scorsi, infatti, le istituzioni, le organizzazioni di rappresentanza e il mondo produttivo hanno manifestato apprezzamento per la sottoscrizione dell’accordo di sostegno, da parte del Ministro; alla filiera lattiero-casearia con il riconoscimento di un prezzo più equo al latte conferito dalle stalle – dichiara l’Assessora Agricoltura; Foreste; Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo; Pari Opportunità della Regione Lazio, Enrica Onorati.

“Come ho sottolineato nella missiva all’Assessore Caner, il riequilibrio redistributivo del valore aggiunto lungo la filiera produttiva e la catena del valore, è vitale per i produttori; perché la determinazione del prezzo, dettata dalle dinamiche di mercato ha messo in seria crisi i nostri allevatori, soprattutto durante la pandemia; determinando margini di utile sempre più ristretti anche a causa dell’aumento del costo delle materie prime.

Aziende sempre più in crisi

Nonostante i tentativi di aiuto e confronto messi in campo, anche dalla Regione Lazio, il comparto produttivo è una costante preoccupazione per la tenuta delle aziende sempre più in crisi; al cospetto della riduzione dei consumi seguiti alla crisi pandemica e dell’aumento dei costi di produzione, sia delle materie prime che dei costi energetici.

Come istituzione – prosegue l’Assessora – vogliamo fare, e continuiamo a fare, la nostra parte, di concerto con le rappresentanze di settore; ma le azioni una tantum non sono, per loro natura, risolutive e gli strumenti della programmazione europea potrebbero risultare tardivi.

Anche le iniziative di incentivo al consumo che stiamo immaginando nella nostra Regione, per quanto pregevoli e necessarie, potranno produrre eventuali effetti nel medio e lungo periodo. Il tema del prezzo riconosciuto “alla stalla”, definito insostenibilmente basso, persiste come motivo di maggiore preoccupazione da parte del mondo allevatoriale e della cooperazione produttiva.

I dati della filiera

Il comparto regionale della zootecnia da latte è un asset fondamentale per la nostra economia regionale, con un fatturato aggregato di circa 120 Mln di €/anno alla produzione, nonché uno dei principali presidi della ruralità nelle aree di pianura e nel territorio periurbano di Roma.

Nella campagna lattiera 2005/2006 il numero di possessori di quote latte nel Lazio era pari a 2.863 aziende, per una produzione pari a circa 450.000 tonnellate; nell’ultima campagna del regime di applicazione delle quote latte (2014/15) l’AGEA registrava nel Lazio un numero di allevatori possessori di quota pari a 1.356, che producevano circa 337.000 tonnellate, tra latte consegnato e vendite dirette; attualmente il settore interessa circa 800 aziende, con una produzione stimata di circa 300.000 tonnellate annue; la dimensione media aziendale è di 50-100 vacche di razza Frisona, con una resa di 6.500-8.000 kg/vacca/anno.

L’attuale impennata dei costi di produzione, delle materie prime, delle fonti energetiche, con una remunerazione del prodotto alla stalla a volte anche inferiore ai 40 centesimi al litro, vede particolarmente esposte le 500 aziende laziali che oggi esprimono i 4/5 della produzione totale di latte bovino regionale conferito”, aggiunge Onorati.

“Ho ritenuto pertanto necessario – conclude nella nota Onorati – coinvolgere la Commissione Politiche Agricole per  approfondire e chiarire il prezzo e il valore di un prodotto che non può vedere il sottocosto gravare solo sulle aziende che hanno già pesantemente ristrutturato, esponendosi finanziariamente per implementare tecnologie e investimenti, aumentando anche del 50% la loro produzione e surrogando gran parte di quella abbandonata dalle piccole aziende. E’ necessario infatti che la questione venga affrontata al più presto insieme ai colleghi e al Ministero per ragionare insieme su misure nazionali in grado di risolvere l’annoso problema delle remunerazioni sempre più esigue al settore lattiero-caseario”.

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