Il Presidente: “Il 2023 inizia con i numeri incoraggianti per la nostra regione che adesso vanno consolidati. Nel Lazio ancora troppo lavoro povero e marginalizzazione donne”

<<La festa del Primo Maggio è inscritta nel cuore della Costituzione che indica nel lavoro un fondamento di civiltà, condizione di autentica libertà e di autonomia delle persone nella costruzione del proprio destino.

Senza lavoro viene compromesso irrimediabilmente lo stesso diritto di cittadinanza, la dignità delle persone, pregiudicando così lo sviluppo economico e morale di una società.

Nel giorno in cui si celebra il lavoro, desidero rivolgere innanzitutto il mio pensiero e la mia vicinanza a quanti lo cercano e non riescono a ottenerlo, a chi lo ha perduto, a chi è occupato in modo precario o saltuario, a chi lavora con una retribuzione insufficiente per sé e per la propria famiglia.

In questa Regione c’è ancora tanto da fare visto che aumenta il numero dei lavoratori poveri: negli ultimi cinque anni, infatti, il 30% di essi ha percepito retribuzioni annue inferiori ai 10 mila euro (rapporto UIL Lazio – Eures).

Dobbiamo potenziare i centri per l’impiego, renderli davvero in grado di incrociare domanda e offerta di lavoro, considerando anche le diverse peculiarità del nostro territorio e delle sue province.

La Regione Lazio non è immune dalle difficoltà congiunturali del quadro economico nazionale e internazionale: l’aumento dei costi energetici e le incertezze collegate alla guerra, hanno contribuito a frenare la crescita.

Tutto ciò si ripercuote, naturalmente, sul tasso di occupazione e sul potere d’acquisto delle famiglie.

Accanto a questi dati, tuttavia, si intravedono segnali incoraggianti di ripresa. Stiamo lavorando per consolidarli, per dare corpo all’energia delle aziende, alla laboriosità dei nostri concittadini.
Non a caso abbiamo avviato, da subito, tavoli operativi con le parti sociali, con le imprese, con i lavoratori.

Il 2023 inizia con numeri positivi sull’export, il turismo, la creazione di nuove imprese soprattutto nella Capitale: dobbiamo mettere a sistema questi dati per affrontare al meglio appuntamenti come il Giubileo e l’Expo.

Questi ultimi saranno la chiave di volta non soltanto per Roma, ma per una ripartenza del Lazio e delle sue province in termini di posti di lavoro, Pil, infrastrutture.

La nostra priorità restano tuttavia i più fragili, gli esclusi, coloro che rimanendo indietro non riescono a intravedere un possibile futuro. I giovani e le donne, in modo particolare, ma anche tutti gli operatori sanitari che devono ritrovare condizioni dignitose e sicurezza, perché anche da lì riparte una buona sanità.

C’è anche un’emergenza natalità che è, a ben guardare, un’emergenza tutta sociale. Se mancano lavoro di qualità, retribuzioni dignitose e diritti, come si può ipotizzare la costruzione di una famiglia?

L’occupazione femminile nella nostra Regione registra un inaccettabile gap rispetto a quella maschile. I numeri sono molto diversi dalla retorica: nel Lazio abbiamo il 54,1% di donne occupate, contro il 69,7% di uomini.

Costruiremo un nuovo modello di welfare amico delle donne, debellando l’odiosa contrapposizione fra maternità e aspirazione lavorativa.

Certo, non dipende tutto dalla politica e dalle amministrazioni locali. A creare lavoro sono soprattutto le imprese, stimolate dall’obiettivo di crescere, innovare, migliorarsi.

Esse sono, naturalmente, influenzate dal dinamismo del sistema Paese dei suoi territori, dalla nostra capacità di integrare servizi e produzione. Insomma, è la società nel suo insieme la base da cui trae forza l’economia.

La difesa dei diritti è un’azione irrinunciabile per rendere pienamente effettivi gli articoli 1 e 4 della nostra Costituzione. Non tollereremo forme di illegalità e sfruttamento…>>

Francesco Rocca. Presidente Regione Lazio

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