Narratore: Andrea Ortis
Ing. Carlo Semenza: Michele Renzullo
Tina Merlin: Selene Demaria
Famiglia di Montagna: Elisa Dal Corso, Mariacarmen Iafigliola, Jacopo Siccardi
Testo e Regia
Andrea Ortis
Scene
Gabriele Moreschi
Luci
Virginio Levrio
Video
Mariano Soria
Suono
Francesco Iannotta
Arrangiamento musicale
Francesco Cipullo
Produzione
Mic International Company
In coproduzione con il Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia
In collaborazione con Compagnia della Rancia
Partner sulle tappe del Friuli Venezia Giulia: Associazione Regionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali e Artigiane, Zadružne banke del Friuli Venezia Giulia.
In occasione dell’anniversario dei 60 anni della tragedia che colpì il Vajont il 9 ottobre 1963, la MIC –
International Company, in coproduzione con il Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia e in collaborazione con
Compagnia della Rancia, porta in scena, con una tournée nazionale nei più importanti teatri italiani, “Il
Vajont di tutti, riflessi di speranza”, pièce teatrale, scritta, diretta ed interpretata da Andrea Ortis, autore,
attore e regista friulano.
La tournée sta portando in tutta la penisola un lavoro che si snoda su due binari narrativi paralleli, ma dai
diversi punti di contatto, che per l’intero svolgersi del racconto si sovrappongono, si scambiano, si
alternano pur mantenendo connotati identitari e riconoscibili.
Un vero e proprio viaggio nell’umanità italiana del periodo, all’interno della civiltà contadina di provincia,
nelle radici dialettali e popolari del nostro paese, nell’incredibile varietà di tradizioni ed usi che
rappresentano un patrimonio ancor oggi inestinguibile e straordinario.
Dall’altra “Il Vajont di tutti, riflessi di speranza” presenta la reale ricostruzione degli accadimenti
processuali relativi alla tragedia che colpì il 9 ottobre 1963 la terra a confine tra la provincia di Belluno e
quella, al tempo, di Udine, (oggi Pordenone) conosciuta come: disastro del Vajont.
L’ottuso conseguimento di un crescente profitto, la lontananza dalle regole e da ogni genere di
attenzione alla sicurezza, l’ingordigia di pochi a scapito di molti, le pericolose combine tra Impresa e
Politica sono elementi purtroppo, comuni a tutte le maggiori tragedie che hanno colpito il nostro Paese.
Il comune denominatore è l’uomo e la sua violenza nei confronti dell’ambiente, la sua scientifica
aggressione alla natura; l’uomo che disbosca, che crea bacini artificiali, l’uomo che cementifica e
costruisce abusivamente, l’uomo che edifica senza regole, l’uomo che calpesta tutto e tutti, lanciato alla
ricerca di un profitto crescente e di un potere migliore.
“Il Vajont di tutti, riflessi di speranza” attraversa in tal senso, in maniera biunivoca, il respiro di un mondo,
nello scorcio storico del secondo dopoguerra, che sta accelerando, una vera e propria rivoluzione
industriale, tecnologica, culturale e antropologica e, nel farlo, si dimentica completamente dell’uomo e
della sua sicurezza, soprattutto, si dimentica, dell’umanità di Provincia, delle comunità rurali, delle
categorie anziane che, di fatto e ancor oggi, sono il patrimonio più caratterizzante e di valore del nostro
paese Italia.
Lo spettacolo è, in tal senso, anche una storia di speranza e forza, il racconto della dignità di chi decide di andare avanti, di credere alla ricostruzione mantenendo viva la memoria, la storia dell’orgoglio della gente d’Italia, operosa, il cui concetto di comunità è il tessuto vitale sul quale, fortunatamente, si può ancora sperare.
Ogni essere umano, nel racconto della propria vita ha, prima o poi, a che fare con il dolore, qualunque esso sia. È in quell’attimo che si può scegliere: fermarsi o andare avanti? La storia del Vajont è la storia di tutti.
“Ognuno ha il “suo” dolore”_ annota il regista e autore Andrea Ortis. “La storia del nostro paese è piena di vicende non risolte, nascoste, occultate; storie senza pace e senza giustizia, in cui a rimetterci sono gli ultimi, la gente comune e a soccombere è l’uomo con tutta la sua umanità.
A volte è proprio questo dolore che crea partecipazione e, quasi inspiegabilmente, unisce tutti, in una comunità allargata, solidale, stimolata da fatti che, più di altri, ci colpiscono e ci chiamano in causa.
Dissesto idrogeologico, domanda di energia e abusi edilizi sono temi della contemporaneità, intrecciati ad un passato dalle cui dinamiche, che continuano a scuoterci riproponendosi nel presente, non possiamo distogliere lo sguardo.
Solo riconoscendo i nostri limiti e i nostri errori; solo presentando la verità possiamo immaginare una ripartenza che si fondi sulla capacità dell’uomo di credere in un bene comune, che coinvolga in una dimensione più ampia, corale, parti di un paese nel quale poterci sentire “pubblico” ed “attori principali”.
Ognuno ha il “suo” dolore. “Il Vajont”, nella storia delle mie origini friulane, è il mio.”
Il narratore entra ed esce, raccontando lo scenario storico del secondo dopoguerra, le dinamiche geopolitiche della rinascita, la rivoluzione musicale e di costume, quella tecnologica e civile.
Una serie di proiezioni animate diventa un supporto storico- documentale di assoluto valore, sia esso
riferito alla narrazione dello spaccato storico degli anni 40, 50, 60 con l’immaginifico di tutti i più grandi
accadimenti del tempo, dei più importanti personaggi del periodo, sia esso riferito agli accadimenti
relativi alla tragedia del Vajont.
Si assiste all’alternarsi tra passaggi narrati e momenti in cui Carlo Semenza e Tina Merlin, grazie
all’intervento di due attori, svolgono la loro azione scenica in una sorta di flashback temporale riportando
ai fatti dell’accaduto, ricostruiti nel dettaglio del processo e delle sentenze definitive.
Lo spettacolo è realizzato con il patrocinio del Comune di Longarone, Comune di Erto e Casso, Fondazione “Vajont 9 ottobre 1963”, Associazione culturale Tina Merlin.
Via Guglielmo Pepe, 43 – 00185 Roma
IL VAJONT DI TUTTI on tour:
ALTRE DATE IN VIA DI DEFINIZIONE
Riceviamo e pubblichiamo