“Giorni Infelici”: un monologo che spoglia l’anima e smaschera la nostra quotidianità

Allo Spazio Diamante di Roma, è andata in scena la prima di “Donne Infelici”, spettacolo che resterà in cartellone fino al 16 Marzo.

In un teatro intimo e minimalista, con una sala molto attenta, la protagonista ha regalato al pubblico un monologo di un’ora capace di tenere alta l’attenzione senza mai annoiare.

Una grande prova espressiva, dove ironia e satira si intrecciano per smontare cliché e stereotipi sociali, dal gossip alla superficialità dei discorsi quotidiani.

Attraverso semplici fogli di carta, la protagonista simula conversazioni vuote, discorsi di convenienza e maschere sociali che tutti indossiamo per adattarci a un mondo che cambia senza mai cambiare davvero.

“Lui impegnato a salvare il mondo, che non ha bisogno di essere salvato, mentre trascurava la famiglia, che forse invece sì.”

Una riflessione amara sulla routine, sulle paure del cambiamento e sulle vite mediocri in cui ci rifugiamo per paura dell’imprevisto.

Un pubblico giovane, età media 30 anni, ha accolto con sorrisi e applausi l’ironia e la sottile denuncia sociale dello spettacolo.

Molti erano lì per il passaparola, attratti dalla bravura della protagonista, qualcuno addirittura alla sua prima esperienza teatrale: “Conosco Sabrina, ho grandi aspettative”, diceva una spettatrice all’ingresso. Aspettative che non sono state deluse.

Un lavoro che, tra le righe, parla anche di solitudine, di fobie moderne e di quella lotta notturna contro le nostre paure più intime. In quella vicina di casa, vista da vicino, forse c’era proprio lei, la protagonista, o forse, eravamo noi stessi riflessi in uno specchio.

A tratti, mi ha ricordato il mio viaggio personale raccontato in Lasciato Indietro, quando ci accorgiamo che spesso siamo proprio noi a lasciarci indietro, prigionieri della nostra comfort zone e di un copione di vita che ci rassicura ma ci soffoca.

Cosa manca per portarlo su palchi più importanti?

La scenografia minimalista, se da un lato valorizza la parola, dall’altro lascia il pubblico orfano di quegli elementi simbolici o visivi che potrebbero amplificare il messaggio e rendere l’esperienza ancora più immersiva. Anche un supporto musicale più incisivo potrebbe accompagnare i passaggi emotivi e rafforzare il ritmo narrativo.

Ma probabilmente la scelta è proprio quella di lanciare un messaggio intimo, proprio di un certo tipo di Teatri che gran parte del pubblico della Capitale preferisce.

“Giorni Infelici” sarà in scena ancora il 14, 15 e 16 marzo.

Se volete vivere un’esperienza teatrale diversa, che lascia il segno, non perdetelo.

Dino Tropea

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