In scena fino a domenica pomeriggio; la recensione di Micaela Taroni

L’emancipazione delle donne passa anche per lo sport.

Sono innumerevoli le storie di atlete che grazie alle loro imprese sportive hanno scritto pagine leggendarie di liberazione femminile.

Uno degli esempi forse meno noti è quello di Kathrine Switzer, la prima donna al mondo ad aver corso una maratona. Siamo a Boston nel 1967.

Gli Stati Uniti sono alle prese con la guerra del Vietnam e le questioni razziali, alla radio impazzano le canzoni di Elvis Presley, di Mick Jagger e Aretha Franklin.

Gli artisti neri sono celebrati sul palco, ma la popolazione di colore vive ancora segregata. In questo coacervo di contraddizioni si dipana l’esperienza di Kathrine, donna di 20 anni con la corsa nel sangue che sfida tabù e convenzioni pur di riuscire a realizzare il suo sogno, quello di correre la maratona di Boston fino all’ultimo chilometro.

E proprio “Chilometro 42” è il titolo della pièce scritta da Giovanni Bonacci, diretta e interpretata da Angela Ciaburri, in scena in questi giorni a Roma allo Spazio Diamante.

Il teatro crea la dimensione ideale per la narrazione di Angela Ciaburri che impersona Kathrine Switzer

calandosi perfettamente nel ruolo di maratoneta.

Tanto che buona parte del racconto si dipana mentre l’attrice/atleta corre regalando allo spettacolo ritmo

e pathos.

E’ veramente una prova atletica quella cui si sottopone Angela Ciaburri che rende la piece molto fisica

trasmettendo così allo spettatore tutta la fatica e l’emozione legate all’impresa della maratona.

Lo spettacolo affronta la vita di Kathrine Switzer a tappe: si parte da quando è una ragazzina e gioca con

il fratello, per arrivare poi agli anni dell’adolescenza e del liceo –

anni delicati in cui per la prima volta si accorge di essere diversa e di non avere gli stessi interessi delle

altre ragazze e proprio per questo inizia a correre –

e infine si giunge agli anni dell’università quando finalmente Kathrine trova un allenatore per riuscire a

coronare il suo sogno di partecipare alla maratona di Boston.

La coreografia è spoglia e lascia tutto lo spazio al ritmo della corsa, agli infiniti, eterni 42 chilometri durante i quali Kathrine abbatte pregiudizi atavici sulla resistenza fisica delle donne e scrive una fondamentale pagina di emancipazione femminile.

Una storia scritta con il sostegno di figure maschili decisive, a partire dal padre che crede in lei, dal fidanzato Paul e dalla mitica figura dell’allenatore Arnie Briggs, a riprova che il percorso di liberazione delle donne si percorre a fianco degli uomini e non contro di loro.

La musica dal vivo dell’artista Munendo interagisce con il racconto sottolineandone le parti più

emozionanti e regalando alla piece un tocco di unicità.

“Chilometro 42” è sì percorso di liberazione fem,inile ma è in prima linea il racconto di una grande passione, quella per la corsa, che rende speciale la vita di Kathrin, una atleta ancora in vita, che dopo quella leggendaria di Boston ha corso altre 30 maratone.

Maratone lunghe una vita. E proprio questo è l’invito che la regista e attrice Angela Ciaburri lancia alle donne.

Quella di credere in sé stesse per realizzare i propri sogni superando prove e difficoltà.

Ed è davvero l’aspetto della passione per un proprio progetto che rende “Chilometro 42” uno spettacolo

che tutti i giovani, ragazze e ragazzi, dovrebbero vedere e godere.

Micaela Taroni

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