Molta applaudita la prima; ed ora pronti per la ribalta nazionale

La storia antica ma sempre affascinante di Francesco, il santo ribelle di Assisi che lascia agi e ricchezze per vivere con i più poveri, parla al cuore con intensità e senza sentimentalismo.

Anche quando la vita di Francesco viene riproposta sul palco ambientata ai nostri giorni, con un adattamento moderno e realistico che richiama la frenesia del nostro vivere quotidiano.

In un mondo avvolto da muri di egoismo, violenze, soprusi, ricerca del successo ad ogni costo, è ancora possibile non rimanere indifferenti davanti alla povertà e alla sofferenza, è ancora possibile trovare la gioia nella semplicità e nell’essenzialità della “perfetta letizia”?

E’ l’interrogativo che permea “La storia di un uomo chiamato: FRANCESCO”, lo spettacolo scritto e diretto da Pino Cormani, portato in scena per la prima volta dalla compagnia “Il cilindro” al Teatro San Raffaele a Roma.

Il talentuoso Andrea Lintozzi impersona il giovane e viziato Francesco che stordito dalle bevute con gli amici e da discoteche affollate, vive in un mondo sfavillante e superficiale fino a quando la drammatica esperienza di un rapimento e di una prigionia lo obbligano a lasciare il suo dorato mondo.

La dura esperienza della reclusione diventa lo spartiacque nella vita di Francesco.

Da ragazzo spensierato e mondano vive una profonda metamorfosi, una trasformazione interiore che lo spingerà a lasciare il benessere per ricercare l’amore autentico e la vera libertà, dedicandosi agli ultimi, ai lebbrosi, agli emarginati e diventando di fatto uno di loro.

Il regista Pino Cormani, che nello spettacolo impersona anche il ruolo di Pietro di Bernardone, il sanguigno padre del santo, riesce a mettere in scena con realismo e intensità la conversione e la profonda trasformazione interiore di Francesco che lo portano a rompere con il suo contesto familiare e sociale per abbracciare un modo di vivere più semplice, ispirato a Cristo e al Vangelo. Una vita fatta di rinunce agli agi ma intrisa di gioia e spiritualità.

A fianco di Francesco si muove un variopinto coro di amici che prima perplessi e smarriti davanti alla metamorfosi del ragazzo, poi contagiati dalla sua convinzione e dalla potenza del messaggio cristiano abbracciano il nuovo stile di vita scegliendo la via di “madonna povertà”.

Speciale e intenso è il legame tra Francesco e Chiara, interpretata da un’eterea Arianna Cicci, a sua volta pronta a sfidare le convenzioni per vivere libera “come i passeri nel cielo” e diventare strumento di pace.

A scene commoventi intercalate da brani musicali evocativi come “Fratello sole e sorella luna” si susseguono momenti divertenti e toccanti che raccontano la vita di Francesco con i suoi ispirati confratelli.

Non mancano i riferimenti storici come l’incontro tra Francesco e papa Innocenzo III a cui il frate di Assisi chiede di poter vivere secondo l’insegnamento di Gesù.

Per creare il contesto in cui calare le scene della vita di Francesco, il regista Cormani sceglie all’inizio costumi della nostra epoca per poi virare verso atmosfere più antiche come quelle realizzate riproducendo i ruderi della chiesetta di San Damiano ad Assisi, che i frati decidono di ricostruire.

“E’ uno spettacolo che vuole comunicare ai giovani, ma in generale a tutti, che si può pensare di diventare ‘santi’, se per santità intendiamo la possibilità di uscire dal nostro egoismo e intravedere la possibilità di vivere una vera libertà e autentico amore”, spiega il regista Cormani che è anche direttore artistico del Teatro San Raffaele.

Nel complesso “La storia di un uomo chiamato: FRANCESCO” è uno spettacolo da vedere per riscoprire il fascino e il messaggio rivoluzionario del poverello di Assisi e toccare con mano quanto esso sia ancora oggi attuale.

Perchè la disobbedienza del santo ribelle alla società e la sua conversione all’amore disinteressato possono essere ancora oggi di ispirazione a molti, in ogni fase della vita.

M. T.

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