Ieri sera la prima, per Palco.News Micaela Taroni: “Un racconto intenso, un gioco degli specchi”

Arrivare a quarant’anni e doversi mettere alla ricerca di chi è davvero il proprio padre. Succede a Davide, terzo di tre figli maschi, che dopo la morte del padre Raffaele è chiamato ad occuparsi delle sue carte.
Tra queste Davide si imbatte in infuocate lettere d’amore che Raffaele, stimato e severo avvocato, riceve non da una fascinosa amante, ma da Giovanni, un misterioso mittente.
Davide che ha conosciuto solo un padre distante, meticoloso fino alla pedanteria e imprigionato in un matrimonio spento, si mette alla ricerca di Giovanni. E questa ricerca diventa un viaggio alla scoperta del genitore con cui ha vissuto 40 anni senza conoscerlo veramente.
Sarà sicuramente un caso che proprio alla vigilia della festa del papà, il teatro Sala Umberto presenta “Le ferite del vento” del drammaturgo spagnolo Juan Carlos Rubio, una piece che scandaglia in profondità il legame doloroso di Davide con il suo distaccato padre.
Un padre che proprio nel momento del lutto impara a conoscere nelle pieghe più intime. E questo proprio grazie allo stravagante Giovanni, con cui il rigido avvocato Raffaele, all’insaputa della famiglia, ha creato un legame indissolubile ed etereo senza confini di spazio e tempo.
Giovanni, un anziano bizzarro, saggio e un po’ eccentrico, è interpretato con grazia da Cochi Ponzoni che porta in scena i suoi 82 anni con la scanzonata leggerezza di quando duettava con Renato Pozzetto nell’indimenticabile “E la vita e la vita”.

Per Davide, interpretato da un intenso Matteo Taranto, Giovanni/Cochi diventa compagno di lutto, amico, confidente, un maestro che, senza volerlo, gli impartisce preziose lezioni di educazione sentimentale.
Non solo, Giovanni permette a Davide di conoscere meglio sfaccettature sconosciute del padre ma anche di se stesso, affrontare le sue insoddisfazioni, e guardare in faccia con onestà i condizionamenti di una famiglia in cui la mancanza di comunicazione e di sincerità condannano tutti i suoi membri alla rassegnazione e alla frustrazione.
La piece, cui la regia di Alessio Pizzech regala intimità e introspezione, indaga anche i molti volti dell’amore che arriva nelle vite come “un colpo di stato”.
E arriva con il suo carico di sconquasso e lacerante dolore quando non rientra nei canoni tradizionali, quando chi apre il suo cuore osserva l’altro combattuto in mille contraddizioni e pregiudizi che lo portano a rispondere ad appassionate lettere d’amore con pagine bianche perchè incapace di lasciarsi andare al sentimento e alle emozioni.
“Le ferite nel vento” è un racconto intenso, un gioco degli specchi in cui i due protagonisti e il defunto Raffaele, di cui domina la presenza-assenza, si svelano e rivelano con disarmante sincerità e una buona dose di umorismo.
Dimostrando che, quando si trova il coraggio di mettersi a nudo, la verità mette in circolo energie fresche da cui ripartire per un nuovo tratto di vita più consapevoli e autentici.
Micaela Taroni

